Regia di Brian De Palma vedi scheda film
Viaggio a Marte, nel 2020, nell’era pacificata delle imprese spaziali. Esploratori che sono buoni padri di famiglia, che si addestrano allo spazio con le mogli (una coppia a bordo è utile al morale degli altri), che davanti a tutto mettono l’amicizia, la famiglia, la voglia del viaggio. Americani: Tim Robbins, Gary Sinise, Don Cheadle rimandano ad altri eroi alla soglia dell’avventura; il loro party la notte prima della partenza potrebbe essere una festa nel fortino western o un addio prima del Vietnam. De Palma tratteggia la sua immagine pulita dell’America middle class e trova un tono antiepico, un tranquillo eroismo antiretorico che ricordano il cinema anni ’70. La scommessa di “Mission to Mars” è grossa: fare un film spettacolare, con effetti speciali, senza perdere di vista l’umanità “comune” dei suoi personaggi. Un film alla Hawks, forse, dove sono i rapporti tra gli uomini a risaltare. Un film che stenta a fondere narrazione e spettacolo, che si “incarta” in un finale alla Spielberg. Grandi il “gorgo” su Marte e l’avvicinamento nello spazio. Ma restano nella memoria soprattutto una serra rigogliosa e un rock senza gravità.
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