Regia di Tarsem Singh vedi scheda film
Campionario di immagini e movimenti ed effetti da pubblicitario sommo, “La cellula” è anche un campionario di citazioni, prima di tutto visive ma anche cinematografiche e letterarie. Si rifà a “Il silenzio degli innocenti”, ma con parapsicologia e fantascienza a imbrogliare il genere. Si copia da tutto: dalle riviste di moda, dai film dell’espressionismo, dalle copertine dei pulp e degli “Urania”, dai film di Terence Fisher e quelli di Michael Powell, da centinaia di pittori e illustratori. Si eccede, ed è un peccato, perché l’abilità citazionista prende la mano e castra il film: il troppo stroppia, la suspense si attenua, le identificazioni falliscono. Il bambino che è in noi non ci sta, e si intasa, e si incazza. Il vecchio Breton, maestro del surrealismo, diceva negli ultimi tempi il suo disincanto per la corrente che aveva affermato, per il suo eccessivo successo: è diventata, diceva, un’arte di vetrinisti. Qui siamo in un formidabile museo, anche divertente, non degli orrori ma del kitsch dei vetrinisti, cioè dei pubblicitari, che è la stessa cosa.
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