Regia di Damian Mc Carthy vedi scheda film
Isaac è un senza fissa dimora afflitto da devastanti amnesie.
Anche grazie a questi suoi connotati, il giovane viene prescelto ed assunto dal suo conoscente e padrone di casa Moe Barrett, che gli affida il compito di accudire sua nipote Olga, residente in una isoletta sperduta, e che occasionalmente diventa si ritrova in stato catatonico, con gravi rischi di morire in quanto sola e non assistita.
Ma il compito richiede una condizione assai particolare: Isaac deve trovarsi incatenato a un'imbracatura che lo limita a poter percorrere solo determinate parti della casa.
Giunto in loco, il vagabondo viene a sapere dal suo interlocutore che la madre di Olga è scomparsa dopo aver rinchiuso il marito in cantina.
A causa di ciò quest' ultimo è impazzito a causa claustrofobia fino a riuscire a suicidarsi.
A casa, Isaac scopre che, quando è lucida, Olga si aggira con una balestra e un inquietante coniglio giocattolo con occhi di vetro simili a quelli umani.
Nulla depone a favore del malaugurato guardiano volontario, che si sente sempre piú in arrivarmi e raggiungerti degli inquietanti fenomeni che sconvolgono quei tetti ed inquietanti luoghi.
Diretto da Damian McCarthy, da cui si attende con ottime aspettative il suo imminente Oddity (2024), Caveat è il diario di un incubo multiplo che non ha bisogno di spiegazioni particolari per rivelarsi piuttosto terrificante e spaventoso, e soprattutto sovrastato da una follia collettiva che pervade vivi e trapassati all'interno di un girone infernale ben celato tra gli ameni di un'isoletta che, al contrario di come si rivela in concreto, appare come un luogo idilliaco e fiabesco.
C'è un accumulo di elementi, tra morti seppelliti in intercapedini, sonnambuli violenti ed in assalto all'arma bianca, conigli pupazzo che paiono scuoiati con quegli occhi spiritati che si muovono come lancette di orologio scandendo col tamburino in grembo un tempo che si è fermato dove l'orrore alberga come elemento incontrastato.
Ci sono soluzioni bizzarre, proposte "indecenti" che, nonostante tutto, vengono prima avallate e poi accettate vantando un autolesionismo da manuale.
C'è sin troppa carne sul fuoco in Caveat, ma certo non manca il fascino sinistro di una ambientazione creata con crudo realismo e desiderio di inquietare senza raccontare nulla di veramente nuovo o sensazionale.
E il merito della tensione di cui si carica la vicenda è senz'altro da annoverare come una delle caratteristiche più interessanti di questo cineasta.
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