Regia di Pietro Marcello, Francesco Munzi, Alice Rohrwacher vedi scheda film
Sul finire del 2019, tre registi sulla quarantina progettarono di girare un film senza cesure stilistiche sulle speranze, le paure e le fragilità di quella categoria sociologicamente così rilevante e così poco ascoltata (se non a fini sondaggistici, il che spesso significa marketing) che sono i giovani. La pandemia fermò bruscamente il progetto, producendo una crisi (la distanza sociale) nella crisi (l'opacità della prospettiva esistenziale). Rimessisi al lavoro, i tre hanno girato lo stivale in latitudine e longitudine, intercettando una galassia anagrafica tra i 15 e i 20 anni estremamente composita, sul modello pasoliniano dei Comizi d'amore, esplicitamente citati. Sicché il documentario svaria tra gli studenti filosofi della Normale di Pisa e il circo di equitazione torinese, da una parte, e i giovani dei quartieri disagiati di Napoli e Palermo, passando per i paesi di provincia (Pratolongo, Castelgiorgio e tanti altri) e le aree metropolitane (Roma, Cagliari e così via). Ce n'è per tutti i gusti: dai rappresentanti di Blocco Studentesco ai molti che aspirano a fare i calciatori, a diventare genericamente famosi o ad aprire un salone per estetiste. Da questo mosaico coloratissimo emergono una sincerità e una freschezza disarmanti. Peccato invece per le insistite voci off e, soprattutto, per quelle risposte cercate un po' sardonicamente e senza sospensione del giudizio in questa gioventù spaurita, alla quale futuro sembra essere una parola che incute più inquietudine che speranza.
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