Regia di Alessandro Santini vedi scheda film
I sogni sfrenati di un hippy, scrittore fallito e amante da strapazzo.
Tra i titoli più bizzarri della 'hippy wave' del cinema nostrano, senz'altro Questa libertà di avere... le ali bagnate occupa un ruolo di prestigio. Tanto per cominciare si tratta di un'opera prima: il regista esordiente è tale Alessandro Santini, che proseguirà la carriera dietro la macchina da presa ancora per qualche anno licenziando in totale quattro pellicole; e poi non si può non sussultare subito alla lettura dei crediti di sceneggiatura: il copione è infatti di Renato Polselli, garanzia di cinema poveristico e in odore di erotismo, che firma anche il soggetto in compagnia del regista, da un'idea di Vincenzo (Enzo) Matassi. Il sussulto, naturalmente, può essere di gioia (per gli amanti del 'genere', del trash, delle opere in qualche modo di culto di quei frenetici anni del nostro cinema) o di disperazione, per lo spettatore ignaro di ciò a cui va incontro. Sia chiaro: l'opera non è nulla di sconvolgente, in alcun senso; è un film sostanzialmente onesto, che si promette di mettere in scena la vendetta di un hippy, scrittore fallito e amante da strapazzo, sul mondo che non lo capisce e non lo ama. E questo è ciò che fa, con le debite ingenuità, dialoghi spesso inverosimili e personaggi tagliati con l'accetta; ma le ambizioni sono sicuramente valide. E al di là di una forma abbastanza discutibile (oltretutto, purtroppo, l'unica versione reperibile in rete al giugno 2021 è davvero mal ridotta, sia per l'audio che per il video), a favore del film giocano le presenze del fascinoso Mark Damon e delle splendide Femi Benussi e Rita Calderoni, anche se quel retrogusto sexy che la trama sottende rimane sempre in secondo piano; da apprezzare senz'altro la colonna sonora di Carlo Savina. 3,5/10.
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