Regia di Jack Arnold vedi scheda film
Tra i primi film in 3D, dalla sceneggiatura molto avvincente e asciutta, vale vederlo tuttavia principalmente per il protagonista: Gill-man, un personaggio che ha fatto scuola.
Una spedizione di archeologi ritrova un fossile nella giungla del Brasile. Nel tentativo di capirne di più, l’equipaggio si arena in una laguna, dove affronterà un mostro a metà strada tra uomo e pesce.
Com’è cambiata in 60 anni l’industria cinematografica! Nel finale de “Il mostro della laguna”, con una creatura mostruosa credibile e temibile ed i personaggi principali quasi tutti vivi, invece di creare il cliffhanger e realizzare una decina di sequel (“Il figlio del mostro della laguna”, “Il mostro della laguna cerca lavoro”, “I reumatismi del mostro della laguna”, “Gli eredi del mostro della laguna litigano per l’eredità”, ecc.), il buon Jack Arnold, mestierante a cui capitò tra le mani una fortuna di sceneggiatura come questa, fa morire il mostro nell’ultima scena del film (anche se la pellicola, proprio in seguito al grande successo, sarà il punto di partenza di un paio di poco convinti sequel).
Al di là dell’aspetto economico e produttivo, sul lato prettamente artistico “Il mostro della laguna nera” è un caposaldo della storia del cinema. Soprattutto per lo spaventoso protagonista, che come tutti i mostri che si rispettano non parla, e sciorina le principali mostruosità quando imita gli uomini (rapimenti, uccisioni, attentati). In effetti è il retaggio della perfidia umana che rende particolarmente mostruoso questa creatura che s’ingegna per sabotare la spedizione dell’equipaggio sul Rio delle Amazzoni, tuttavia per uno scopo nobile, ed altrettanto umano, come l’amore (tanto da ricordare in tal senso la storia di “King Kong”). Il sentimento per la spedizioniera Kay (una magnifica Julia Adams) è l’unico sentimento positivo del mostro, che però non è compreso dagli umani, che compongono un gruppo ben organizzato ed equipaggiato, tuttavia diviso tra la bramosia di ricchezza e la deontologia professionale. In seconda battuta, il successo del film è dovuto ad una straordinaria asciuttezza della messa in scena (con effetti speciali decisamente benfatti), un’oleata costruzione delle vicende, nonché la capacità di commistionare una dispendiosa produzione (è tra i primissimi film girato in tecnica 3D e il solo costume costò circa 50mila dollari) con tecniche da B-movie (gli efferati omicidi del mostro avvengono praticamente tutti fuori campo). Assoluto must have di tutte le collezioni che si rispettino.
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