Regia di Oliver Stone vedi scheda film
Pellicola sopravvalutata, a mio modesto modo di vedere, per quel che riguarda la sceneggiatura. Oliver Stone, che compare anche in un cammeo, cura molto la regia e soprattutto il montaggio (frenetico), offrendo un taglio dinamico che porta, con grande effetto, lo spettatore in mezzo ai giocatori durante la partita. Se da un punto di vista tecnico il film impressiona, è sul versante dei contenuti che arrivano le triste noti. Non si riesce, in altri termini, ad andare oltre ai classici stereotipi legati agli sport caratterizzati dalla grande quantità di soldi che ruotano attorno al movimento. Così si assiste ai deliri di onnipotenza dei giovani giocatori che diventano, tutto di un colpo, dei campioni acclamati dalle folle, alla presenza di medici che se ne infischiano del codice deontologico pur di mettere in condizione i giocatori di scendere in campo (mettendoli anche a rischio della vita), a presidenti irriconoscenti per i quali contano solo i risultati (in luogo delle amicizie e degli storici rapporti di collaborazione) oltre a quel fascino del tempo che fu che si inizia a respirare quando si è a fine carriera. Dunque tutto piuttosto prevedibile, anche se girato e montato in modo assai accattivante.
Il film vanta un cast artistico stellare, che trova in Al Pacino l'apice più assoluto, ma non è solo. L'attore di origine italiana furoreggia per tutto il corso del film, garantendo un coinvolgimento emotivo degli spettatori che non scema mai. Indimenticabile il monologo prima della partita contro Dallas, in mezzo ai simboli massonici, che vale da solo la visione del film, segnalandosi tra i più bei monologhi motivazionali proposti in un film sportivo.
Citatissimo, in chiave votata alla commedia, da Le Riserve (che riprende anche qualche brano musicale) che io continuo a preferirgli (sarò l'unico, probabilmente), se non altro per le risate che riesce a garantire. Si tratta a ogni modo di un film che si è imposto nella storia del genere, pur lasciando dell'amaro in bocca per aver scelto una via, contenutisticamente parlando, troppo convenzionale e prevedibile. Oliver Stone ha fatto di, gran lunga, meglio.
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