Regia di Oliver Stone vedi scheda film
La solitudine dei numeri primi.
Echi della “questione razziale”.
Ormoni pompati a mille nelle vene.
La disgregazione dei nuclei familiari.
Allusioni di religiosità da spogliatoio.
Il sacrificio del “guerriero” americano.
La prepotenza del nuovo che avanza.
Scampoli di umanità in fondo al cuore.
Il miraggio dell’accesso alle cure mediche.
La blasfemia del binomio “business-beneficenza”.
L’etica della domenica e le penombre del conformismo.
Il mito del self-made man che sfonda i propri limiti naturali.
Il football come chiave d’accesso dei palazzi dell’edonismo.
Il football come chiave d’accesso delle casseforti del potere mediatico.
Il football, benchè non improbabile causa di morte, quale unica ragione di vita.
Any Given Sunday è un film che porta in bella mostra la cifra distintiva del suo creatore. Anche se il protagonista rimane il football, O.Stone non gli fa recitare boriosi monoghi autoreferenziali, bensì, allargando la prospettiva, dalla cabina del telecronista (di cui subito si impossessa) racconta un melting-pot moderno, prevedibile solo all’apparenza. Tecnicamente perfetto (la regia e il montaggio sono dinamici, ma non frettolosi, la spumeggiante colonna sonora detta continuamente il ritmo della narrazione; la sceneggiatura insinua insistentemente spunti di riflessione), il film riesce pure a impressionare a più riprese (ma non sempre in senso positivo: una scena in particolare, durante il match finale, è davvero “allucinante”). Non il miglior film del bravo regista newyorkese, ma un buon film sportivo, che offre grande spettacolo e rimane impresso a lungo, per le imprese condotte sul (e fuori dal) campo.
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