Regia di Oliver Stone vedi scheda film
“Chi sa solo di calcio non sa nulla di calcio”
Partendo dalla citazione attribuita a José Mourinho, ma valida per qualunque disciplina sportiva, si può iniziare a osservare la pellicola del '99 firmata da Oliver Stone, in grado di mostrare senza particolari filtri molti dei retroscena dello sport professionistico a stelle e strisce, e nello specifico della NFL, come non li si era mai visti prima.
Pur con tutta la distanza che divide la nostra penisola da uno sport che non ha mai del tutto attecchito nel nostro paese, è molto difficile non rimanere comunque invischiati nelle vicissitudini dei Miami Sharks anche grazie alle numerose sotto trame presenti. Il regista, che riserva per sé il ruolo di un commentatore competente e tagliente, rimodella il racconto di Logan e Pyne facendolo suo grazie a una formula piena di adrenalina per le partite, delle quali non si perde alcun dettaglio, ma anche alternando le scene di allenamento, con lo spietato mondo degli affari. Passando dal giornalismo sportivo d’assalto, a medici privi di scrupoli, pronti a iniettare dosi letali di antidolorifici nel corpo di uomini che non vogliono altro che guadagnare bonus milionari per carriere veloci e piene di ombre.
Nel centro di tutto questo si muove Tony D’amato, un iconico Al Pacino, uomo proveniente da un'altra epoca, che ormai si sente fuori posto in un ambiente che l’ha visto protagonista per oltre due decadi e numerosi titoli. Ostracizzato da Christina Pagnacci, l'eccellente Cameron Diaz, proprietaria che ha visto crescere fra le braccia del padre, ma con la quale ha grandi divergenze in merito alla gestione della squadra.
Il regista di Platoon (id.; 1986) e JFK (id.; 1991) riesce a confezionare grazie a un cast stellare - preziose le presenze di Jamie Foxx e Dennis Quaid, ma potremmo proseguire fino all'ultimo membro del cast - e grazie a una sceneggiatura solida e altrettanto semplice, un film che si lascia percorrere per le quasi tre ore di durata perché capace di toccare i vari stereotipi del mondo dello sport: il fuoriclasse in declino e quello in rampa di lancio, le scappatelle nei party dopo partita e le trattative per il rinnovo dei contratti, fino ai milioni di dollari che piovono sulle teste di atleti usati dalle franchigie come semplice carne da macello. Tralasciando però i retroscena privati e personali dei vari protagonisti, solamente lambiti per non discostarsi mai troppo dal tema centrale, ovvero il football con le sue spettacolari azioni di gioco e la vita della franchigia.
Da questo punto di vista l’impianto del film e ogni tassello che lo compone, sono di primo livello incluso l'iconico discorso motivazionale di coach D’amato ormai divenuto un must al punto di essere più volte citato dai veri allenatori delle squadre professionistiche.
Pellicola quindi imperdibile sia per amanti della palla ovale che non. Ma come detto anche molto incentrata sulla disamina sportiva e decisamente meno sul lato più umano dei protagonisti.
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