Regia di Anthony Minghella vedi scheda film
Il giovane e misterioso Tom Ripley viene ingaggiato dal facoltoso Herbert Greenleaf per andare in Italia a recuperare il figlio Dickie, che sperpera la rendita familiare con la fidanzata Marge e una serie di amici usa e getta. Tom farà il doppio gioco, intascando la retta del signor Greenleaf e godendo dei privilegi del giovane rampollo. Ben presto però il rapporto tra Tom e Dickie si fa morboso, altalenante, e la personalità astuta e al tempo stesso arrivista di Tom porteranno a torbidi intrighi, per un gioco pericoloso e alla lunga insostenibile.
Da un romanzo di Patricia Highsmith, Anthony Minghella trae un film decisamente accattivante, girato ottimamente. La tensione del romanzo (e quella degli attori) rivive fedelmente sullo schermo, aiutato da un casting praticamente perfetto e dalle location italiane (Venezia, Procida, Roma) nel periodo della dolce vita, straordinariamente poetiche. Alcune scene rimangono impresse, come quella principale dell’uccisione selvaggia in barca di Dickie, oppure il colpo di genio dell’incontro al bar con Marge, Peter e Meredith, col quale Tom riesce a uscire da un cul de sac apparentemente fatale.
L’ambientazione consente a Minghella di pescare nel jet set italiano (Rosario Fiorello, Sergio Rubini, Stefania Rocca, Ivano Marescotti), anche se il migliore di tutti è l’unico non accreditato, Giuseppe Fiorello, che ha poche pose ma intensissime. Prova corale splendida, ma soprattutto un plot originale che sbugiarda la teoria hitchcockiana sul delitto perfetto (e sull’impossibilità della sua messa in pratica) in maniera affatto banale, portandosi avanti tramite un perverso, intrigante gioco d’identità e di sotterfugi, cuciti splendidamente e in maniera credibile attorno al personaggio di Matt Damon. Film piacevolmente sorprendente, fin dagli originalissimi titoli di testa.
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