Regia di Rob Reiner vedi scheda film
Già il titolo mi mette di buon umore, perché mi ricorda l’inizio di una canzone di Cocciante (“Non è certo come al cinema la storia di noi due: questa storia non si può inventare, è quella di tutti i giorni”). È un film gradevole nella (e per la) sua riposante banalità: la solita coppia borghese di mezza età, la solita crisi matrimoniale, la solita pausa di riflessione che i due decidono di prendersi approfittando dell’assenza dei figli per il campeggio. Ripassano nella loro memoria, e davanti agli occhi di noi spettatori, piccoli ma emblematici episodi del passato: sembra la continuazione ideale di Harry, ti presento Sally, con l’entusiasmo dei primi tempi che a poco a poco viene logorato dagli anni. Senza moralismi, con semplicità, ci viene fatto capire che fra continuare a stare insieme per pura inerzia e lasciarsi per stanchezza esiste una terza via: ripartire dai motivi per i quali, un giorno, si è deciso di mettere in comune le proprie esistenze e tentare di farli rivivere. Quando Michelle Pfeiffer li enumera nell’ultima scena, cambiando un finale che sembrava già scritto, quasi quasi ci si commuove.
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