Regia di Abraham Polonsky vedi scheda film
Nel 1904, nell’ex territorio polacco incamerato dalla Russia, tutti i cavalli vengono requisiti in vista dell’imminente guerra contro il Giappone: l’intera economia di un villaggio, fatta di traffici più o meno illegali, ne risulta destabilizzata. Intanto la figlia di un notabile locale torna da Parigi portandosi dietro un fidanzato damerino e velleità rivoluzionarie (a guardarli l’una accanto all’altro, sembra incredibile che Jane Birkin e Serge Gainsbourg potessero stare insieme anche nella vita) e il terribile comandante dei cosacchi, relegato da Pietroburgo in quella guarnigione di confine perché troppo sensibile al fascino femminile, cerca di mantenere l’ordine. Un film arioso, fresco, animato da uno spirito allegramente anarchico e interclassista che trova espressione nella messa in scena di un gruppo di personaggi amanti della vita e della libertà: si sentono giustamente estranei a una guerra combattuta all’altro capo del mondo, sono affezionati ai loro luoghi ma non ne restano prigionieri, e quando si tratta di andarsene per sempre sanno farlo in grande stile. Un piccolo mistero sui titoli di testa, dai quali il regista risulta essere non Polonsky ma un certo Fedor Hanzekovic.
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