Regia di Woody Allen vedi scheda film
Un altro omaggio: alla musica, al jazz, all'artista dotato e sconosciuto, al contesto spaziotemporale dell'infanzia del regista ed infine, traslato attraverso il lavoro fatto per Zelig, alla biografia inventata (con gli inserti in stile documentario dello stesso Allen e di altri sedicenti esperti di Emmet Ray) alla Quarto potere. Il potere affabulatorio del regista newyorchese è grande ed il finale aperto è la migliore scelta possibile; Sean Penn è - manco a dirlo - bravissimo e sorprende la sua spigliata manualità sul manico dello strumento (ha dichiarato lui stesso di avere preso lezioni di chitarra solo prima di questo film ed apposta per esso); citazione, più che omaggio, per Harpo Marx nel personaggio della ragazza tonta e muta.
Usa, anni '30, il dotato ma sconosciuto chitarrista jazz Emmet Ray girovaga esibendosi e dichiarandosi il miglior chitarrista del mondo, dopo Django, che opera in Europa. Il suo complesso di inferiorità si sfoga in una megalomaniacalità boriosa e nei rapporti con le donne; fra le avventure ci sono quella con una ragazza muta e quella con una scaltra scrittirce che lo tradisce.
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