Regia di C.B. Yi vedi scheda film
Poco sesso e molta profondità e malinconia in questo dramma di grande sensibilità e taglio contemplativo sulla vita di un escort per uomini benestanti, un giovane di campagna perso nella società cinese del XXI secolo, spietata nella spinta alla ricerca del successo economico ad ogni costo, ma ancora tradizionalista nei costumi e aspettative sociali
Presentato nella Sezione Un Certain Regard a Cannes 2021, l'ho visto in streaming su MyMovies nell'ambito del Lucca Film Festival. E' un'opera veramente internazionale: ambientato in Cina, ma girato a Taiwan e prodotto da capitali di vari Paesi europei, opera prima di un regista cinese, CB Yi, residente fin dalla prima adolescenza in Austria, dove si è diplomato alla Vienna Film Academy.
Fei (Kai Ko) è un ragazzo di un villaggio della Cina rurale che si avvia alla prostituzione con uomini benestanti sotto l'ala protettiva del compagno Xiaolai (JC Lin). Quando l'ancora ingenuo Fei si fa malmenare da un cliente manesco, Xiaolai lo affronta in uno scontro che gli lascerà le gambe spezzate. Con un salto temporale di cinque anni, ritroviamo Fei in una grande città, dove ha avviato una redditizia carriera di escort. Il ragazzo comunque non è felice né la sua vita è facile, tra arresti per adescamento e visite al paese dove gli viene rinfaccia tutta la vergogna che le voci sulla sua vita cittadina stanno riversando sull'onorabilità della famiglia. Di ritorno in città, viene seguito dall'amico di infanzia Long (Bai Yufan): nonostante Fei cerchi all'inizio di respingerlo in tutti i modi, Long riesce ad inserirsi nella professione e tra i due cresce anche una relazione sentimentale. A scompaginare tutte le carte sarà il casuale rincontro con lo zoppo Xiaolai, che nel frattempo ha messo su famiglia. Il senso di colpa di Fei e l'amore che ancora prova per il fidanzato di gioventù lo spingono a dare denaro di nascosto alla moglie, che è al corrente di tutto.
Una sorpresa positiva questo Moneyboys, non era quello che mi aspettavo da un film sulla prostituzione maschile. C'è poco sesso, poco voyeurismo, poca voglia di trasgressione e invece molta profondità e malinconia in questo dramma di grande sensibilità e taglio contemplativo.
Anche grazie alla bella prova dell'attore protagonista Kai Ko, l'opera si concentra con empatia sulla tristezza interiore di Fei, le insicurezze che affiorano dietro la maschera che si è costruito rivelando un giovane sovente perso, che non s a trovare il suo posto nel mondo.
A livello stilistico colpisce lo sguardo già molto personale per un regista esordiente come CB Yi, la sua attenzione per la composizione e la simmetria dell'inquadratura, l'uso attento delle musiche e dei silenzi , la fotografia ricercata dei colori accesi al neon, delle trasparenze dell'acqua che scorre.
Tra le scene più emozionati, quella in cui il padre di Fei resta impietrito mentre lo zio attacca il figlio “disonore della famiglia”, con la violenza sfocata sullo sfondo e l'impotente vergogna paterna in primo piano. O la scena silenziosa sul ponte con Xiaolai verso il finale, dove uno sguardo dice più di mille dialoghi.
E' anche un film che ci parla della Cina di oggi, del suo divario tra città e campagna e della migrazione interna di tanti giovani, della necessità sempre più famelica ed imperativa di successo, arricchimento ed affermazione (per cui, come sostiene Long, vendere proprio corpo per sesso è equivalente a venderlo in altre professioni più socialmente accettate ma molto più defatiganti ed umilianti), del perdurante obbligo di conformarsi alle aspettative sociali in una società ancora conservatrice, con molti degli escort che organizzano finti matrimoni di convenienza con donne complici per rassicurare le famiglie.
Peccato che a Cannes 2021 non abbia vinto la Queer Palm che avrebbe meritato più del modesto La Fracture. speriamo che questo interessante esordiente austro-cinese non sparisca e non si perda.
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