Regia di Sean Baker vedi scheda film
Mickey ritorna da moglie&suocera pieno di lividi e squattrinato. Si sistema sul divano di casa e poi decide di cercarsi un’occupazione per contribuire alle spese. Durante i suoi colloqui di lavoro scopriamo che in passato si è dato parecchio da fare nell’industria pornografica, ricevendo premi e riconoscimenti (tipo quello per migliore attore in una scena blowjob). Le cose purtroppo non sono andate bene a Los Angeles, sono andate decisamente a puttane e alcune di esse, con le quali conviveva, lo hanno portato sul lastrico e la bancarotta. La vita è così, alti e bassi, la ruota gira e in alcuni momenti può essere meravigliosa. Sarà forse la sua immaginazione, qualcosa di bello per tirare avanti o magari un altro dono degli dei del fottere ma Strawberry appare in un negozio di donuts, con i suoi occhi così invitanti, le sue labbra (e che pompini, signori, senza perderne una goccia!) e il suo corpo magico di ragazza adolescente. Mickey prende quello che arriva e cerca di godere di quello che ha. Può essere una filosofia esistenziale e neanche delle peggiori. Un pò truffatore, un pò pappone, un pò fijo de ‘na mignotta ma sempre con il sorriso sulle labbra Mickey per fare un pò di grana si mette a vendere erba, gira in bicicletta, si ritrova come amico e confidente dei suoi monologhi un giovane vicino di casa, cerca di scopare il più possibile, avvolte con l’aiuto della magica pillola blu, a volte senza.
E il mondo della pornografia si riversa in quello al di fuori di esso (esiste ancora un mondo senza pornografia?), con le sue tentazioni, i suoi meccanismi, le sue trappole. Quello che passa sullo schermo si trasforma continuamente, vibra, si frantuma, si ricollega, sono la vitalità di Mickey (e di Simon Rex, l’attore che lo interpreta) e la sua energia maschile ad essere splendenti, anche se lui è un manipolatore, anche se seduce e fa sesso con una ragazza di diciassette anni, quasi coinvolgendola nelle sue illusioni di produzioni porno future - Mickey è vivo e affronta la vita così, è una di quelle persone che non hanno agganci, un drifter, se non quelli che lo legano al presente e lo fanno muovere da una parte all’altra, in perenne bilico sull’orlo del fallimento, perché le vittorie sono già scomparse da un pezzo.
Red Rocket è una galleria di drop out, di individui borderline, spacciatori e puttane, sullo sfondo di un’America in cui Trump sorride dai cartelloni pubblicitari, un’America marginale e inquieta e per questo, forse, dannatamente vera.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta