Regia di Juho Kuosmanen vedi scheda film
La Finlandia non è solo Aki Kaurismaki, il tango, la vodka e i suoi folli scrittori. Ha pure altri registi, come questo Juho Kuosmanen, che già mi aveva deluso con il penultimo dei suoi film, "La Vera Storia di Olli Maki", uscito nel 2016. Questa volta prende un romanzo di discreto successo, anche da noi, scritto dalla finlandese Rosa Liksom e lo adatta senza colpo ferire, per il grande schermo. Una storia piccola, ambientata, per la maggior parte, su un treno che porta la protagonista da Mosca a Murmansk, porto artico, in tre giorni di viaggio che, forse, cambieranno la sua vita e quella di un giovane minatore russo, con cui condivide lo scompartimento. Non c'è molto altro, non succede granché se non nell'anima dei due protagonisti, l'una immaliconita dall'amante russa lontana (non solo geograficamente) e l'altro, gran bevitore e sostanzialmente prigioniero della sua solitudine. Un film antico, un road movie raggelato, che trapassa come un dardo una Russia post "perestrojka", come sempre decadente, vasta, affascinante. Una possibilità di futuro, per i due protagonisti, mentre attorno a loro, appunto, c'è poco e nelle due ore di film ci si annoia abbastanza. Non è brutto Cinema ma è un Cinema a cui manca sempre qualcosa, proprio come succedeva in "Olli Maki", e al di là della bravura dei due protagonisti, non mi spiego davvero il successo internazionale che ha avuto. Appena sufficiente e innocuo.
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