Un film di sottrazioni, c’è l’amaro, però - come accade nelle poesie più belle - non manca nulla e riesce a riscaldare il cuore
Ambientato in Russia è un film che non ha una trama vera e propria, non ci sono azioni e reazioni, nulla di tutto questo. O meglio, la storia è al servizio del caso, sarà infatti il caso a muovere i due protagonisti che si incrociano su un treno che li sta portando da Mosca al porto artico di Murmansk. Sembrano personaggi in cerca d’autore, non hanno velleità, la ragazza finlandese va all’inseguimento dei segni della storia per capire meglio il presente, il ragazzo russo invece va alla ricerca di un lavoro ma forse più semplicemente di se stesso. Entrambi non cercano un approccio, non hanno un fine, sono diffidenti l’un l’altro, ma non fingono mai, qui sta tutta la potenza del legame che si viene a creare, è un film sulla sincerità e senza orpelli sentimentalistici. Il contesto post sovietico degli anni ‘80 (quindi pre social), la situazione estrema (la Russia gelida e lontana), oltre al girato in pellicola sono tutti elementi che cristallizzano ancora di più questa unione tenuta insieme dal filo resistente del mistero.
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