Regia di Ryûsuke Hamaguchi vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 74 - CONCORSO Un attore e regista teatrale di fama vive una simbiosi affettiva ed artistica con la adorata consorte e musa, che permette loro di creare nuove ispirazioni proprio durante gli amplessi amorosi.
Poi però la donna muore improvvisamente per un aneurisma fulminante, e la vita del regista, già duramente provata dalla perdita della figlia quasi un ventennio prima, finisce in un baratro di dolore.
Quando l'uomo viene convocato per partecipare ad un festival ad Hiroshima, l'organizzazione gli fornisce, oltre a vitto ed alloggio, anche a un autista personale, che nel suo caso si materializza in una giovane della medesima età della figlia.
Scosso da questa per lui inutile opportunità, l'uomo prova inutilmente a rifiutarla, con la motivazione che guidando la sua vecchia fedele Saab 900 rossa, egli riesce ad imparare la sua parte e a concentrarsi sul suo lavoro.
Finirà per cedere a quell'irrinunciabile agrément, familiarizzando con quella taciturna ma affidabile ragazza, pure lei al centro di un dolore esistenziale privato che si rivela lancinante, e che i due riusciranno assieme a fatica a rielaborare, tornando a guardare la vita con un occhio diversi e più possibilista.
Tratto da un racconto di Murakami, Drive my car consente al raffinato regista Ryûsuke Hamaguchi di affrontare non solo tematiche cruciali come l'elaborazione del lutto e della perdita, ma anche connessioni strettamente legate al rapporto di coppia, alla fedeltà e alla sessualità, nonché alle connessioni che la recitazione consente al protagonista di appropriarsi di vite e dimensioni altrui, permettendogli di trovare ragioni di sopravvivenza magari provvisorie, ma comunque salvifiche.
Un film complesso, maturo, profondo che si fa forza delle sue oltre tre ore di durata per concentrarsi a definire i contesti misteriosi e sottili di un rapporto a due che non è attrazione sessuale e nemmeno amore paterno, ma qualcosa di più profondo e solo apparentemente indefinito che aiuta a maturare in entrambi una speranza verso un futuro che comunichi desiderio e motivazione di sopravvivenza.
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