Regia di Ryûsuke Hamaguchi vedi scheda film
Drive My Car (2021): locandina
Timidamente, ma non troppo, sembra sia l’unico cui questo film non abbia suscitato tutti questi clamori. Allergico alla lentezza? Refrattario ai dialoghi centellinati? Ostile verso atteggiamenti irreali? Probabilmente un po’ tutto, nonostante una predisposizione iniziale scevra da preconcetti. Questo spottone Saab mi ha lasciato perplesso a cominciare da alcune scelte di base, come il silenzio del protagonista sul tradimento della moglie o l’uscire di casa con lei che dice in tono grave: “Stasera ti devo parlare”. No ma dico: immaginatevici.
Ovviamente tutto necessario per lo sviluppo della pellicola e dei richiami a Checov e Beckett, dove i personaggi attendono a basta, spesso incapaci di (re)agire.
Drive My Car (2021): Hidetoshi Nishijima, Tôko Miura
Oltretutto in una messa in scena d’avanguardia, una rappresentazione futurista dello Zio Vanja con linguaggi misti (anche dei gesti) e attori che non si comprendono l’un l’altro. Un film che scorre un po’ a teatro e un po’ (molto) a bordo di questa Saab che impareremo a conoscere da tutte le angolazioni in riprese (notte, giorno, gallerie, sorpassi, traffico, andata, ritorno) al limite dell’estenuante (mi aspettavo, anche nell’intermezzo sul traghetto, una decina di minuti di onde fisse a susseguirsi..); un’autista carica di rimorsi che sfogheranno assieme ai rimpianti del regista protagonista solo al termine di 179 minuti di peregrinazioni mute e soluzioni visive spesso accessorie. Sicuramente il pathos non ha tracimato e mi sono soffermato sul dito perdendomi la luna indicata, ma comunque ho trovato rudimentali anche i passaggi chiave (“devi conoscere te stesso per poter conoscere gli altri”) e tutto costruito per accendere emozione, ma attraverso terreno ovvio e visto mille volte.
Lui che non vuole l’autista perché abituato e felice di guidare la sua macchina, accetta quasi per forza e si siede sul sedile ..posteriore! Oltretutto di una macchina a due sportelli? Scomodissimo e teatrale (i richiami si accavallano) ma elementare espediente narrativo per descrivere l’evolversi del formale rapporto passeggero/autista fino alla complicità del sedersi accanto, dopo un paio d’ore e qualche stramigliaio di kilometri, infrangendo una sorta di divisione emotiva che sorprenderà giusto chi vuole farsi sorprendere.
Drive My Car (2021): Hidetoshi Nishijima
Ma ce ne sarebbero di altri inceppi: dall’attore/amante della moglie scelto quasi masochisticamente dal regista e i suoi comportamenti grotteschi (il ridicolo non voler essere fotografato dai fans che lo porterà a scelte deliranti), il continuare a studiare una parte che, guarda caso, si rivelerà provvidenziale, fino alla giovane autista tormentata che d’incanto passerà dalla maschera imperturbabile al completo aprirsi (come col fumare nella Saab, vietatissimo fino ad un fotogramma prima).
Soluzioni spesso ingenue che vorrebbero stupire, dialoghi scarni e al limite del grottesco, titoli del film dopo una mezz’ora solo per illustrarci una sofferenza covata nel profondo e uno stacco emozionale da non voler/saper gestire, un finale sibillino sempre con la Saab turbo protagonista (gliel’ha regalata lui o vivono insieme una nuova esistenza?) e la giovane autista che guida in mascherina anche da sola (siamo arrivati ai nostri giorni - da Checov a Covid -), finalmente pettinata e senza più cicatrice sulla guancia (ma forse è solo una mia impressione), quasi a sottolineare che in questo film tutto avverrà, ma con calma, maledetta calma, aspettando Godot o chi per lui.
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“Timidamente, ma non troppo, sembra sia l’unico cui questo film non abbia suscitato tutti questi clamori.”
Confermo quanto già riportato da @obyone: no, non lo sei. Anche a me questo film ha lasciato sostanzialmente un poco indifferente: probabilmente è troppo lungo e troppo parlato o chissà…
Comunque alla sufficienza ci sono arrivato perché, obiettivamente, non si può parlare di obbrobrio.
Zio Vanja! (algoritmo verbale in uso a quei tornei di briscola in cui il prosciutto in palio sembra non arrivare mai...)
Rispetto i tuoi dubbi sul valore del film, ci mancherebbe, faccio solo notare che non è uno spottone, perchè la Saab ha cessato l'attività diversi anni fa, infatti è un modello assai vecchio. Siamo abituati a vedere ben altri spot.
Ovviamente era un'iperbole quella dello "spottone", ma credo si sia smosso ugualmente il mercato del vintage.. ;)
Appena visto,davvero pesante tra dialoghi infiniti e verbosi uniti a silenzi eterni.
A perte l'elaborazione di un lutto e scene teatrali non succede quasi il nulla o se vogliamo lunghi tratti di strade (stranamente quasi deserte).
Certo non so spiegarmi come gli spettatori del teatro (silenziosi come zombi) riescano a capire i dialoghi degli attori fatti con i segni dei sordomuti (almeno noi abbiamo i sottotitoli.
Voglio solo annotare che questo film ha ha battuto agli Oscar un film come LA MANO DI DIO di Sorrentino....boh....dolore e rabbia.Grazie del tuo commento che approvo pienamente.
.....a inizio commento ho messo "a perte l'elaborazione"....volevo dire "a parte l'elaborazione".
Troppe cose fuori luogo.. ma quest'anno ho avuto da ridire su quasi tutti i papabili all'Oscar.. che stia invecchiando?! ;)
Forse è il cinema che si è involuto...tanti cinecomics...tante baracconate e poche idee,poca sostanza...
Tornando al film,sperare che il regista che ha fatto un film dalla durata monumentale ,potesse fare qualche variazione alla trama era difficile da sperare...per esempio non poteva far nascere una storia con la sua autista che lo scorazzava per giorni interi.....questo no vero???....non si poteva fare ??...io l'avrei trovata una cosa fattibile e normale ...invece di dialoghi spaccapalle...
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