Regia di Ryûsuke Hamaguchi vedi scheda film
Una delle maggiori sorprese dell'anno questo "Drive my car", apprezzatissimo dalla critica internazionale a Cannes 2021 dove avrebbe probabilmente meritato la palma d'oro e si è dovuto accontentare del premio per la migliore sceneggiatura. Il film ha imposto il nome di Ryusuke Hamaguchi, regista giapponese che pochi mesi prima aveva presentato a Berlino "La ruota della fortuna e della fantasia", ma che molti cinefili nostrani me compreso sicuramente ignoravano del tutto. Si tratta di un film-sfida per lo spettatore, tre ore di cinema senza dubbio impegnative ispirate ad un breve racconto di Murakami contenuto nella raccolta "Uomini senza donne", una pellicola che rientra nel genere della metafiction perché qui si assiste ad una riflessione approfondita sulla creazione artistica in ambito teatrale, con una compagnia guidata dal protagonista come regista che deve mettere in scena "Zio Vanja" e un fitto gioco di rimandi fra la pièce di Cechov e le situazioni sperimentate dai personaggi principali. Oltre alla sofferenza collegata all'immedesimarsi in personaggi divorati dall'angoscia qui abbiamo una ricognizione sul male di vivere quando si perde la persona amata: a livello tematico il film è particolarmente ricco e stimolante, ma anche a livello formale il regista sa imporre una visione dilatata su tempi lunghissimi e pieni di dialoghi spesso non facili da seguire, ma nonostante ciò il risultato finale è compatto e di forte spessore anche emotivo. È singolare come il testo di Cechov abbia offerto al cinema riletture azzardate e inedite come questa e "Vanja sulla 42ma strada" di Louis Malle; purtroppo è opportuno ricordare che se non si conosce la pièce, come io in effetti non conosco, si perdono molti riferimenti disseminati dal regista e non tutto risulta chiarissimo; aggiungerei che uno dei colpi di scena che precede la parte finale non mi è sembrato narrativamente del tutto giustificato, ma per il resto è un film costruito su una mise en scene coraggiosa nella sua dismisura, potente e affascinante nel risultato finale. Memorabili molte invenzioni narrative come il personaggio dell'attrice coreana che si esprime nella lingua dei segni e che interpreta il ruolo di Sonja; ottima la compagnia degli attori, volti per me inediti ma tutti di forte espressività fra cui spicca senza dubbio il protagonista Hidetoshi Nishijima. A quanto pare fedele alla pagina di Murakami, pur con una inevitabile reinvenzione filmica che ha conservato l'impronta fortemente letteraria del materiale di base senza nuocergli in densità e spessore. Un film elitario ma che almeno ha il coraggio delle proprie convinzioni e non arretra di fronte a soluzioni stilistiche che potrebbero apparire a prima vista antiquate, e che non gli hanno garantito il pieno successo a Cannes, mentre adesso si presenta agli Oscar con buone possibilità di ottenere almeno le nomination al film internazionale e alla sceneggiatura, anche se sarà difficile ripetere l'exploit di "Parasite"
Voto 10/10
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le parole che chiudono la tua rece mi convinceranno a vederlo....grazie Stefano.
Ciao Ezio, la distribuzione è molto limitata perciò se ti capita non perderlo, è bello e vale la pena
Come sempre mi aiuta il web o l'home video se mi interessa.....anche se devo dirti che alcune opere non distribuite da noi non sono riuscito mai a raggiungerle...ciao carissimo..
Fino a qualche settimana fa l'Oscar lo trovavo scontato ma ora, visto che si parla di Chekov... credo proprio che la statuina volerà in Bhutan. :-D
Ciao Roberto, sugli Oscar è lecito talvolta aspettarsi qualche sorpresa... Di solito sono poche, ma l'anno scorso per esempio l'Oscar ad Anthony Hopkins nessuno lo avrebbe pensato neppure lontanamente. Per Drive my car, io credo che rimanga favorito perché ha 4 nomination pesanti, però il fatto che nel film una parte importante della trama sia dedicata a Chekhov basta a sfavorirlo? Non saprei... Sorrentino la vedo difficile, credo che il rivale più agguerrito sia forse Flee mentre sul film del Bhutan non saprei. Io spero che vinca Hamaguchi perché il suo film è probabilmente il migliore dell'anno. Grazie del commento
La mia considerazione sul premio voleva essere più che altro una battuta/provocazione. Condivido, invece, la tua lettura critica appieno.
Un saluto
Alla fine però ha vinto e posso dirlo secondo me con pieno merito perché il film di Sorrentino non poteva competere
Oscar non aveva sufficiente fiato per inerpicarsi a piedi tra le montagne del Bhutan. Meglio un viaggetto in una fiammante Saab rossa.
:-D
PS: Lunana si consola con i biglietti staccati. Nel cinemino di famiglia in due spettacoli ha fatto 141 ingressi a fronte di 340 posti disponibili. Una capienza superiore al 40% non si vedeva da taaaanto tempo.
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