Regia di John Swanbeck vedi scheda film
La più grande forza di un film come The Big Kahuna è la parola. Siamo inopinatamente catapultati in un intrico di battute, digressioni, riflessioni, senza la noia di una pesante verbosità. D'altronde The Big Kahuna - sebbene sia un film, e quindi si basi per sua natura sull'immagine - senza la parola perderebbe il suo significato: una discussione esistenziale fra tre uomini non può fare a meno dell'interazione verbale. Ma che interazione verbale: si tratta di battute intelligentissime, profonde e mai banali.
In mezzo a tutte quelle contrattazioni d'affari, fra una stretta di mano e l'altra, ci si ritrova a cercare di dare un senso alla propria vita. Mentre Bob è sicuro nella propria fede e Larry non vuole perdere il sonno arrovellandocisi troppo, Phil - un malinconico e riflessivo Danny DeVito - è angustiato dalla tragicità dell'esistenza, e tuttavia non manca di far notare a Bob come egli si cimenti da buon piazzista nella vendita di un prodotto a The Big Kahuna. Tre uomini alla ricerca di The Big Kahuna: il senso - cercato, ma mai trovato - della loro/nostra esistenza.
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