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Delitto in pieno sole

Regia di René Clément vedi scheda film

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La recensione su Delitto in pieno sole

di Mr.Klein
8 stelle

Una prosa scarnificata può presentare problemi analoghi,se non maggiori,di una più elaborata,e quella di Highsmith è talmente impoverita,priva volutamente di sonorità da invogliare a rinunciare a una trasposizione.
Clément,in coppia con Gégauff,aggira l’ostacola traendone un copione infedele ma molto più solido di quanto non sarebbe stato se avesse aderito pedissequamente al testo,lo accorcia e lo nutre di trovate magari più tradizionali ma stringate,saltando anche alcuni snodi che sulla carta erano davvero poco credibili.
La personalizzazione più evidente riguarda soprattutto Tom Ripley,molto distante da quell’insignificante,viscido signor nessuno tratteggiato da Highsmith:questo è veramente il suo Ripley.
A differenza del personaggio del romanzo,un inclassificabile esemplare della fauna umana che ci sfugge continuamente sotto il naso,un uomo invisibile di notevole avidità che si trova “costretto” ad uccidere per non reindossare i propri anonimi abiti e che,pur avvalendosi di tutti i privilegi di quell’alta società di cui non intende diventare un esponente ma che preferisce scomparirvi all’interno,questo di Clément (e dl Delon di consapevole,arrogante fascino)è un soave angelo del male che non si vieta un esplicito corteggiamento nei confronti della possibilità,anzi della vera e propria ambizione di scalare i gradini dell’affermazione sociale,senza porsi il problema di ciò che è lecito e di ciò che non lo è,tradendo una certa dimestichezza con azioni del genere.
Il Ripley di Highsmith è un uomo che si sorprende della facilità del delitto e lo preferisce alla vita anonima garantita dalla propria inefficienza;quello di Clément è un giovane con la capacità di calcolare bene cosa fare,non nasconde il suo sguardo infiammato,la sua fisicità esibita e una schietta seduttività dalla quale il personaggio letterario si ritraeva costantemente.
Come si è detto,Clèment imbastisce un copione molto più semplice,cancellandone personaggi e situazioni(scompare infatti l’incipit in cui Ripley viene “assunto” da Greanleaf,e molte della tappe dell’avventura raminga di Tom non ci sono)e ciò che era un trattato sotto forma di romanzo sulla stupidità umana(perché alcune assiomi sono talmente chiari da richiedere una notevole dose di candida povertà intellettuale per non essere colti) diventa un brillante e teso esempio di film di genere,ricercato nella forma che sfrutta la confusione e l’accecamento procurato dalla calura,affascinante perché premeditato e minaccioso come il mare.
Può sollevare qualche obiezione il terzetto di attori impiegato da Clément,non perché non piacciano,piuttosto perché troppo attraenti per i personaggi che intepretano,questi americanotti poco dotati e molto desiderosi di usufruire dei tempi più clementi della languida Europa,ma se il piacere di vederli in azione supera di molto le perplessità,spiace però l’inopportuno avvicinamento sentimentale tra Tom e Marge(la cui reciproca repulsione era uno degli aspetti più riusciti del romanzo),che indebolisce la forza del film,come pure lo scivolone di quel finale in cui si adombra la possibilità di un castigo a seguito del delitto del tutto assente nel romanzo( e che per molti versi rimanda al personaggio principale di Match-point,in cui non si pagavano le malefatte):Clément non ha voluto cogliere la sarcastica improbabilità del libro,quasi gli sembrasse più giusta la completa quadratura del cerchio.
Anche se in odore di tardivo moralismo,quel finale non compromette la riuscita di un ammirevole esempio di cinema fatto e pensato grazie a una essenziale classicità.

Su Maurice Ronet

Forse un po’ stagionato per interpretare Greanleaf,è un attore di cui ancora adesso non si sa bene cosa pensare,così raramente valorizzato da sfuggire a una piena ammirazione. Qui appare padrone di sé come può essere che deve rendere importante una permanenza sullo schermo crudelmente breve.

Su Romy Schneider

Anziché questa comparsata senza un perché,andrebbe sottolineata la partecipazione breve ma significativa di Ave Ninchi,eccellente professionista che sapeva il fatto suo anche nella trasferte

Su Marie Laforêt

Troppo bella,quieta e delicata,con due occhi infiniti che avrebbero convertito qualunque assassino,è in fondo il personaggio più aderente a quello del libro nella sostanza,nonostante Laforet abbia una presenza troppo intensa per essere catturabile.

Su Alain Delon

La presenza atletica e tempestosa gli permettono di riscrivere il personaggio di Ripley in maniera del tutto personale,con la moralità che diventa casuale accessorio e la seduzione che risponde a una forma di religione. Per Delon la prepotenza dell’icona ha sempre superato la statura dell’attore,anche se qualche volta hanno combaciato.

Su René Clément

La cura dell’immagine,la direzione degli attori e la necessaria,disinvolta infedeltà al testo confermano l’idea che la Nouvelle Vague non abbia inventato niente che il cinéma de papa non avesse già saputo.

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