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La lingua del Santo

Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film

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La recensione su La lingua del Santo

di FilmTv Rivista
8 stelle

Willy, detto Alain Delon, guarda la laguna, l’unico luogo dove la sua mente diventa più chiara, e pensa alle maree che sei ore salgono e sei ore scendono. Sono il respiro del mondo, hanno una regolarità arcana in cui gli alti e i bassi sono fenomeni ciclici e naturali. Lui, ex rappresentante di articoli di cancelleria di lusso, separato da Patrizia, l’unica donna della sua vita con la quale ha vissuto per 23 anni e tre mesi, è scivolato verso il fondo e non riesce più a risalire. Condivide il suo destino di quarantenne in ritirata con Antonio, giocatore di rugby, buono ormai solo a tirare i calci piazzati. Insieme frequentano uno squallido bar e formano una coppia incensurata e maldestra di ladri. Computer vecchi, quarti di bue, pacchetti di sigarette e penne da tabaccheria sono il magro bottino delle loro razzie notturne. Delinquenti delicati, sgualciti dalle circostanze, garbati e simpatici perdenti. Quando, per caso, si trovano tra le mani una reliquia di sant’Antonio, la loro vita sembra destinata a cambiare grazie ad un riscatto miliardario. I soliti ignoti, così inadeguati per la retorica del florido Nordest, vagano per la campagna a piedi o in bicicletta, tra ville e hippy tardivi, mangiano funghi, uova e salami avvelenati. Bentivoglio e Albanese sono perfetti nel ruolo dei due teneri e malinconici vagabondi nelle notti venete. Una bella e agra commedia sulla fame, sul fallimento, sul paesaggio, sulle streghe volanti, sull’amicizia e sui santi. Intanto le cose cambiano e dentro tutti restano uguali a loro stessi.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 40 del 2000

Autore: Enrico Magrelli

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