Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film
Bello questo film, sempre in bilico, e bene, tra commedia e dramma. Mazzacurati riesce a mettere insieme, infatti, l'amarezza e la tristezza per due falliti, con discrete dosi di umorismo. Quanto a quest'ultimo punto, il scivolare nella buffonata, così frequente in molti film italiani di oggi quando vogliono far ridere, era un rischio concreto che è stato evitato. Ciò è anche merito di una brava coppia di protagonisti (Albanese e Bentivoglio), supportati da un poco presente ma molto bravo Ivo Marescotti. Quest'ultimo è un po' come fu Claudio Gora: quando si tratta di interpretare un mascalzone o un antipatico chiamano lui, e a ragion veduta. Qui impersona un medico ricco e sbruffone, incantatore di mogli in serie, e pure maiale. Mazzacurati gli aveva dato una parte simile in "Vesna va veloce". Ho trovato ben sbozzati personaggi secondari come la ex-moglie di uno dei due protagonisti, il capo degli zingari, e la ragazza piena di ferraglia che si porta nella casetta di campagna il personaggio di Marescotti.
Un altro merito di questo film è che sa scherzare con i santi, o meglio con "il Santo", senza offenderlo per niente, e senza essere blasfemo. Neppure questo era un risultato facile da raggiungere.
La voce narrante dello stesso Bentivoglio si rivela sempre pertinente, ben recitata, e mai banale.
Mazzacurati, recentemente dipartitosi da questo mondo, era un regista valido non solo per le sue capacità artistiche, ma anche perché riusciva, attraverso i suoi personaggi marginali e comuni, a parlare delle miserie umane senza scivolare nel cinismo, e senza smettere di credere all'esistenza del bene. Secondo me era tra i pochissimi cineasti validi del cinema italiano di oggi.
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