Regia di Francis Veber vedi scheda film
Dura una novantina di minuti scarsi, si svolge quasi completamente nell’appartamento di uno dei protagonisti, eppure - in Francia - l’hanno visto (nel 1998) una decina di milioni di spettatori (in sala!) e ha vinto ben sei premi César (gli Oscar del cinema transalpino). Non che metraggio e luogo d’azione siano necessariamente ingredienti innaturali al successo, ma è certamente curioso come si possa - a volte - contrastare lo strapotere hollywoodiano con un’ideina semplice semplice e un paio d’attori straordinari. Altro elemento bizzarro: la cena tanto evocata c’è nel titolo ma non nel film, nel senso che è continuamente rimandata a causa del “cretino dei cretini” (un Jacques Villeret memorabile) che vendica involontariamente la “categoria” ai danni di un editore (Thierry Lhermitte) goliardicamente cinico e fanciullescamente immaturo. D’altronde, il regista Veber non è nuovo a simili exploit: nel 1981 raccolse spropositati consensi con “La capra”, commediola assai inferiore a questa sorta di pièce da camera che, scommettiamo?, rivedremo presto nei teatri italiani. Un filmettino, certo, ma capace di strappare più d’una risata, molti sorrisi e persino qualche timida riflessione.
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