Regia di Tinto Brass vedi scheda film
Il gioco di parola del titolo è la metafora stessa del film: tradire, nel rapporto di coppia, è la massima trasgressione. La donna è rappresentata un po' puttana e traditrice, ma non per questo causa di fobie misogene: anzi più lo fa, più diventa irresistibile. Brass "non tra(sgre)disce" di certo le sue ossessioni anali e voyeuriste, con primi e primissimi piani senza sosta e gli immancabili giochi con gli specchi. Sempre più desideroso di porno, arriva a un passo dalla vetta, senza mai "toccarla" (nel suo piccolo cameo, in realtà tocca a fondo..), limitandosi soltanto a esibire qualche fallo duro (protesi o controfigure?) e liquidi vaginali "truccati". Forse proprio in questa traballante decifrazione sta il difetto maggiore del film. Un'altra pecca, l'approccio manieristico di Brass, ormai diventato troppo prevedibile e scontato, quasi una "copia di se stesso": non resta altro che riguardare nostalgicamente La Chiave, come i protagonisti del film.
Faccia giusta per il compagno di banco in euforia ormonale.
Discreta.
Mediocre protagonista.
Non ha gran doti recitative, ma Brass sa come valorizzarne altre più "anatomiche", di indubbia "qualità".
La qualità registica non si discute (si guardi la scena del massaggio, ogni angolazione è un vero quadro pop-art), ma è schiava di certe ossessioni ormai stancanti.
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