Regia di Michael Apted vedi scheda film
Un pallido pastone che rispreme con stanchezza ingredienti ormai languidi.
L'ultima pellicola del Vecchio Millennio sull'agente segreto britannico è un pallido pastone che rispreme con stanchezza ingredienti ormai languidi: zero diletto, zero tensione, zero trovate degne di ricordo. Non ci si stupisca, perciò, se il copione di Neal Purvis, Robert Wade e Bruce Feirstein è quello di un filmetto d'azione di serie C, che in celeri barlumi (007 che si cala da un palazzo legando un cordone a un losco ceffo appena reso innocuo) è in parte rischiarato da Michael Apted e dalla sua regia non esecrabile. Nel suo comportarsi da piacione, Pierce Brosnan è intollerabilmente spocchioso, e stavolta l'aplomb di Judi Dench non è sufficiente a mitigarne la boria. E non lo è neppure un incipit mai così lungo (venti minuti) e mai così tedioso nonostante gli sballottolamenti sul Tamigi con dei motoscafi che arrestandosi distruggono metà degli edifici circostanti e una mongolfiera spuntata dal nulla. In sintesi: un Bond ordinario e fioco (e il successivo film della serie, La morte può attendere, avrebbe fatto anche di peggio), con una sola scena (quella del passaggio di consegne dal vecchio Desmond Llewelyn, morto l'anno stesso, a John Cleese per il ruolo di Q) che vale veramente uno sguardo. Maluccio Sophie Marceau, e malissimo Denise Richards. Finale inguardabile, con obbrobrioso doppio senso sul verbo "venire": o tempora, o mores...
Sui titoli di testa, canzone (The World Is Not Enough) dei Garbage. Musiche di David Arnold.
Film DELUDENTE (4) — Bollino GIALLO
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