Regia di Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne vedi scheda film
Rosetta è distesa in un letto e ripete a se stessa il proprio nome, la certezza provvisoria di un impiego e di un’amicizia. È la sequenza più bella di questo straordinario ritratto di una giovane donna in guerra. Guerra con se stessa, con i mancati e distratti datori di lavoro, con una madre dalla bottiglia e dal sesso facili, con un amico sincero, che prima pensa di lasciare affogare e poi “ uccide”, tradendone la fiducia, con una vita inchiodata su una roulotte parcheggiata in una periferia qualunque di un Belgio marginale e miserabile. La protagonista cammina svelta, con passo concitato e nervoso. Ha sempre fretta. Quando maneggia il denaro, vende abiti usati, si cambia le scarpe, raccoglie le esche e pesca, litiga con la madre, con il guardiano del camping, con chi la licenzia. Non può fermarsi. Non ha tempo. La macchina da presa e la regia dei fratelli Dardenne la seguono, la braccano, ne afferrano il respiro, ne contano i passi, ne esplorano la grinta, la rabbia e la disperazione controllata. Una messa in scena che parte dalla pelle del protagonista e reagisce con l’aria cupa di un mondo non restaurato dall’ideologia . Né documentario né cinema-verità. Una scrittura da crampi, simili a quelli che straziano la pancia di Rosetta.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta