Regia di Antonio Bonifacio vedi scheda film
L'ultima regia di Antonio Bonifacio è un misconosciuto horror, apparso recentemente su Amazon Prime Video: Il monastero. Un incrocio di scarsi talenti (regia, attori, sceneggiatura) per un film che era giustamente scomparso nel limbo degli invedibili.
Un gruppo di amici intende realizzare un documentario. Durante un viaggio in macchina accoglie un autostoppista, quindi a causa di un incidente è costretto a fare tappa in un paesino laziale, in prossimità di un ex orfanotrofio chiamato "Il monastero", abbandonato da oltre trent'anni e infestato da spettri dei piccoli, morti tra quelle mura.
La sinossi potrebbe dare l'idea di un film banale, ma interessante per l'appassionato di horror italiano. E invece, purtroppo, Il monastero è al limite del vedibile (il buon Fantozzi lo avrebbe etichettato come "Una cagata pazzesca", e forse è ancora peggio).
Film invedibile, in tutti i sensi: a cominciare da una storia assurda e altrettanto assurdamente sceneggiata e interpretata, per proseguire con una regia pessima, agitata e in grado di provocare sintomi da mal di mare. E per non farsi mancare nulla, Il monastero soffre anche di una bassa definizione e di una fotografia opaca e oscura che limita fortemente il (dis)piacere della visione. Tra personaggi che si fatica a intravedere e battute scontate, Bonifacio - ex promessa (mancata in pieno) del cinema horror e thriller italiano - nel 2004 chiude la carriera, con questa ultima regia. In precedenza collaboratore di Massaccesi, osannato dai nocturniani per quel modesto e dimenticato remake di Lo strano vizio della signora Wardh (La strana storia di Olga 'O', 1995), Bonifacio dimostra un'approssimazione di regia allarmante, al limite dell'amatoriale. Persino il professionale Eugenio Alabiso, montatore di grande esperienza, nulla può fare per rendere più comprensibile l'irrecuperabile girato. Si salva la musica elettronica di Marco Rossetti (già compositore per alcuni hard di Lorenzo Onorati e Alessandro Perrella), composta in chiara derivazione dagli horror italiani della "Filmirage".
Qui abbiamo un monastero che non è un monastero (ma un ex orfanotrofio); un sacerdote (in un orfanotrofio?) che sembra essersi macchiato di un massacro (ma è stato a sua volta "sbranato" da una bambina); campane che suonano (senza essere al loro posto da oltre 30 anni); assassini che uccidono non si sa perché e spettri di bambini incappucciati che saltellano cantando "giro giro tondo".
A proposito della Filmirage, va ricordato che uno degli sceneggiatori de Il monastero è Daniele Stroppa, all'epoca firmatario dei testi destinati ad alcuni dei peggiori horror nostrani, molti prodotti anche da Massaccesi (tra i tanti: Killing birds - Raptors, La casa 4, La casa nel tempo, La casa del sortilegio, Contamination.7, Le foto di Gioia).
Il monastero vanta anche il debutto sul set, come attore, di Massimiliano Buzzanca, in un ruolo - ahinoi - da raccomandato: una particina di pochi secondi, che però ben rende l'idea della differenza che corre, in tale ruolo, tra padre e figlio.
E' inutile continuare a difendere opere di questo tipo, al di là dell'inevitabile simpatia (per il genere e per il fatto che battono bandiera tricolore). Se lo si fa, si contribuisce a danneggiare il cinema italiano, al pari degli autori che magari hanno sottratto la possibilità a soggetti più meritevoli e talentuosi di prendere il loro posto.
Realizzato in un pessimo digitale nel 2004, solo dieci anni dopo è stato annunciato in dvd (ma l'uscita resta in dubbio). Un titolo giustamente fantasma, che avrebbe dovuto rimanere tale.
Sull'Imdb ad oggi, dopo 17 anni dalla realizzazione, ha ottenuto la media di 3 su 10, con 5 voti in totale (meno quello del sottoscritto, fanno 4).
E' comparso nel pacchetto "Amazon Prime Video", in quelle offerte inaspettate promosse inconsciamente dai colossi dello streaming ufficiale, che inseriscono in catalogo "cose" impensabili: Il monastero, è una di queste.
P.S.: la locandina del film copia pari pari quella di The grudge (il remake del 2004 a firma di Takashi Shimizu). Se è opera della distribuzione - e non di qualche buontempone fai da te - nemmeno il manifesto si sono curati di realizzare!
Ogni somiglianza con la locandina de Il monastero è puramente casuale...
"Chiesa non v'abbia mai né monastero;
lassate predicar i preti·pazzi,
c'hanno troppe bugie e poco vero."
(Folgóre da San Gimignano)
F.P. 04/06/2021 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 78'43")
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