Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film
Commentando un film tratto da un'opera letteraria, viene spontaneo pensare al confronto con quest'ultima. Qualora non si sia letta quell'opera letteraria, può venire in mente di mettere in relazione con la poetica generale o con la personalità dello scrittore. È il mio caso, perché non ho letto Giovanni Episcopo di Gabriele D'Annunzio, ma mi resta difficile anche dire quanto ci sia dello scrittore pescarese nel film di Lattuada, perché non conosco a sufficienza il Vate, la cui personalità fu comunque assai multiforme nei vari periodi e nelle sue diverse incarnazioni. Mi verrebbe da ipotizzare che l'elemento dannunziano sia da ravvisare soprattutto nel confronto - che diventa scontro - tra un mediocre, un borghese, come il protagonista (un Aldo Fabrizi dalla perfetta misura) e l'avventuriero Giulio Wanzer (un altrettanto calibrato Roldano Lupi), personaggio indubbiamente negativo, ma che si avvicina all'ideale umano spesso teorizzato da D'Annunzio, specialmente nella sua vita pubblica e privata, quando non nell'opera letteraria.
Detto questo, mi sembra di poter riconoscere la buona riuscita del film di Lattuada, ambientato in una Roma umbertina ricostruita con notevole credibilità e che, staccandosi dal neorealismo allora imperante e che aveva caratterizzato anche il precedente lavoro del regista, si ricollega piuttosto a certe opere dell'espressionismo tedesco più tardo (mi viene spontaneo pensare a Josef von Sternberg e a Fritz Lang) e segnala la personalità dello stesso Lattuada come una delle più originali e indipendenti dalle mode e dalle tendenze cinematografiche in voga all'epoca in Italia.
Fra le scelte azzeccate del film citerei anche quella dei comprimari, tra i quali si notano una fresca Yvonne Sanson, un giovane Alberto Sordi e un Nando Bruno di intelligente misura, in un ruolo che gli ha saputo offrire l'opportunità di mettere in mostra la propria bravura drammatica.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta