Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film
Dal romanzo Giovanni Episcopo di Gabriele D'Annunzio, con una sceneggiatura firmata da Alberto Lattuada, Piero Tellini, Federico Fellini, Suso Cecchi D'Amico e Aldo Fabrizi (il cui potere contrattuale all'epoca era giunto a permettergli di inserire il nome sul copione anche solo per scrivere poche battute per sè stesso), ecco una pellicola bella, ben realizzata e purtroppo invecchiata male. Già la storia, ambientata a fine 1800, è datata di per sè; oltrettutto la forte sferzata morale del finale (il film esce pur sempre nel 1947, in un'Italia in ricostruzione ed emotivamente provata) denota una scarsa umanità in fase di scrittura - è D'Annunzio, inutile attendersi di meglio - che vira in modo drastico l'opera verso il melodrammatico (genere che pure in quegli anni prese piede grazie ad es. ai lavori di Matarazzo). Buono il tris centrale di interpreti: Fabrizi, Yvonne Sanson e Roldano Lupi; ci sono anche particine per Ave Ninchi, Nando Bruno, Folco Lulli e Alberto Sordi. Musiche del padre del regista, Felice Lattuada; fotografia di Aldo Tonti. Pur essendo un lavoro apprezzabile, di certo Alberto Lattuada ha fatto meglio, in quegli anni, sul versante neorealista (Il bandito, Senza pietà). 6/10.
Un timido impiegato sulla quarantina fa amicizia con un simpatico truffatorello, che tenta di coinvolgerlo nelle sue malefatte, ma poi se ne fugge all'estero per evitare l'arresto. Quando il primo si sposa con una bella ragazza, il secondo torna a soffiargliela: succederà l'imprevedibile.
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