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Il delitto di Giovanni Episcopo

Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il delitto di Giovanni Episcopo

di Dany9007
8 stelle

Con una sceneggiatura firmata da figure iconiche del cinema italiano (Fellini, Cecchi d’Amico e lo stesso regista per citarne alcuni), vediamo un esempio vivido di noir di ambientazione italiana. Così come Ossessione di alcuni anni prima, firmato da Visconti, abbiamo una storia che sin dall’inizio è destinata ad un epilogo drammatico. La trama, sorretta da un’interpretazione stupefacente di Aldo Fabrizi (allora ancora legato a ruoli drammatici prima di cimentarsi nella commedia) ci fa vivere una drammatica discesa del mite protagonista (che mi ha ricordato in più occasioni il personaggio di Akakij Akakievi? Bašma?kin, protagonista del racconto Il cappotto di Gogol ed in parte il travet fantozziano), stregato dalla sicumera e dai propositi di bella vita dell’avventuriero Wanzer che tra promesse e false speranze, lo spinge a costanti umiliazioni, ricatti ed alla rovina economica, sfiorando quasi la complicità in una truffa. Tuttavia la partenza di Wanzer alla volta del sudamerica, per sfuggire alla galera, se da una parte permette a Giovanni di ritrovare serenità ed equilibrio, non lo salva dalle nozze con la spigliata Ginevra, che sfrutterà a sua volta l’ingenuo archivista, umiliandolo di fronte ad amici e colleghi nonché tradendolo apertamente. Giovanni si rifugia in un amore incondizionato verso il figlio, unico motivo di conforto e di speranza. Ma quando a distanza di 7 anni Wanzer si ripresenta, la tragedia si concretizza. Proprio secondo le regole del noir non ci sono vincitori nella vicenda, solo sconfitti, a torto o a ragione. E anche il finale che vede Giovanni deporre davanti ad un ufficiale non lascia intendere che vi sarà speranza nel futuro. Tra i personaggi, oltre all’odioso Roldano Lupi nel ruolo di Wanzer ed alla melliflua Yvonne Sanson nel ruolo della spregiudicata e spietata Ginevra, spicca un giovanissimo e viscido Alberto Sordi. Da notare anche un’interessante confezione della pellicola che trasmette benissimo un senso di oppressione nel mondo del lavoro di inizio ‘900 nonchè una rappresentazione spietata della società divisa tra viscidi opportunisti, colleghi melliflui tra i quali si salvano ben poche individui.

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