Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film
Un delitto viene scoperto tra le pieghe dei file audio all'esame di un giovane scienziata che elabora e sviluppa la nuova apparecchiatura "Kimi", una sorta dell'attuale "Alexa" rispetto al quale differisce in quanto non si avvale di algoritmi, ma appunto studia e si perfeziona direttamente dalle voci reali prese "in prestito" anonimamente dai suo stessi molteplici utenti. La giovane Sharon, turbata da tale scoperta, si adopera per portare l'episodio alla luce del sole, ma deve scontrarsi naturalmente contro le regole della sua azienda (chiamata "Amygdala", come il centro nevralgico situato nel cervello umano) che impediscono di fare uso degli audio acquisiti dai clienti, nonchè con un giro di spionaggio industriale che coinvolge anche le sfere della FBI, per finire con i suoi stessi problemi psicologici che la vedono impedita ad uscire dal suo appartamente a causa della sua agorafobia e a dover lottare con altre patologie più o meno di origine psicologica e di lungo corso.
Soderbergh si conferma regista navigato e capace, la fotografia si destreggia con colorazioni forti e contrastate (a partire dagli improbabili, quanto ahimè di moda capelli della protagonista); la storia ha un che di stucchevole (un tuffo così esplicito nella modernità in corso è sempre un'arma a doppio taglio - se vogliamo restare nell'ambito autoriale senza scadere nel "blokbustering") e vagamente ingarbugliato. La sceneggiatura a mio avviso indugia troppo in alcune parti, specie all'inizio nel mostrare tutte le fasi attraverso le quali Sharon estrapola le prove del delitto. Si sofferma invece troppo poco sui risvolti psicologici del personaggio, indovinati ma poco valorizzati rispetto al "totale" del film.x
Un'opera non indimenticabile, ma abbastanza gradevole. Brava la Kravitz, mattatore (mattatrice?) indiscutibile di un film molto, molto al femminile.
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