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B. Monkey. Una donna da salvare

Regia di Michael Radford vedi scheda film

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La recensione su B. Monkey. Una donna da salvare

di Lina
5 stelle

Il film è interessante, anche attuale se vogliamo, non annoia e ha dei buoni dialoghi, ma sbaglia lo stile con il quale tenta di far risaltare un'etica in cui non sembra credere veramente. Infatti, sembra più che altro provare gusto nel mostrare i lati peggiori di un sistema corrotto che esalta in maniera piuttosto imbarazzante ed equivoca il comportamento immorale della protagonista, una giovane donna di nome Beatrice che fuggita di casa, dall'Italia, all'età di quindici anni, vive a Londra ormai del tutto presa da uno stile di vita criminale (assorbito da una coppia di omosessuali che l'ha aiutata a sistemarsi e con la quale ha una relazione sui generis), e che crede di poter fare sempre tutto quello che vuole. Inutile il tentativo che all'improvviso fa la trama di cambiare le sue vere intenzioni imponendoci la presenza del classico brav'uomo o cavaliere senza macchia che cercherà di redimerla, perchè non riesce mai a convincere. Il film infatti sceglie di mostrare le cose dal punto di vista dei criminali piuttosto che da quelli delle persone oneste. Non a caso tenta di rendere simpatici e perfino ammirevolmente affettuosi tra loro i suoi tre eroini, (Beatrice appunto e i suoi due amici gay, che vivendo tra rapine a mano armata e tra spaccio ed uso di droga, non si capisce proprio perchè vengano fatti risaltare come dei personaggi in fondo buoni, anzichè squallidi e corrotti quali sono), e non a caso racconta le loro vicissitudini come se fossero parte di una barzelletta grottesca. Le buone intenzioni finali ed una certa morale ci sono, ma hanno un sapore un po' ipocrita e pretenzioso. Sembrano più che altro un pretesto per il regista per esibire il mondo della malavita quasi come se fosse un luna-park dove le persone che si vogliono bene ed i veri amici, devono tenersi stretti forte tutti insieme durante l'esplorazione di giochi pericolosi. Quindi non ci sono nè perdenti nè vincitori, ma solo un'esposizione di stereotipi illustrati attraverso un'impronta non proprio convenzionale.

 

Asia Argento

 

Crede di saper recitare, ma non sa farlo. Il suo personaggio è fin troppo ambiguo e non molto credibile.

 

Jared Harris

 

Abbastanza bravo.

 

Rupert Everett

 

Un po' sottotono. Il suo personaggio diverte, ma a volte è un po' irritante e soprattutto inutilmente ambiguo.

 

Jonathan Rhys Meyers

 

Non c'è male.

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