Regia di Alex Garland vedi scheda film
Vette di imbarazzo involontario che sfociano nel comico più sguaiato, totale catatonia di esecuzione, recitazione grottesca, scemenze triviali assortite.
A enorme e viscerale malincuore, tocca includere Alex Garland – prezioso autore di Ex Machina e Annientamento, ma anche, prima ancora, dei copioni di 28 giorni dopo e di Sunshine per Danny Boyle – alla lista dei giovani registi promettenti – un altro, purtroppo, è il tanto celebrato Robert Eggers – che dopo una partenza col botto si sono convertiti sulla via di Damasco di un certo filone di arty cinema sterile e arrogante che ormai è molto in voga tra i cinefili più fighetti: film di paura che non sono per niente interessati a far paura (può esistere di peggio?), preoccupati unicamente di crogiolarsi nello sfoggio della più detestabile (in quanto classista, pneumatica e pacchiana) raffinatezza formale e di ottuse simbologie di messa in scena (l'uccello che penetra in casa come allusione alla fallocrazia, un prete coi capelloni che incarna il senso di colpa inflitto nelle donne dalla religione), pietoso megafono di nobili tematiche modaiole (qui la minaccia psicologica del maschio dominatore, come nel coevo Don't Worry Darling) debitamente private della loro complessità e buttate in pasto allo spettatore con grettezza didascalica. Orrore nel senso letterale del termine, tra vette di imbarazzo involontario che sfociano nel comico più sguaiato (il prologo trash al rallentatore, l'uomo nudo ambulante, la pioggia di mele, le boccacce di Jessie Buckley, Rory Kinnear truccato digitalmente da bambino), totale catatonia di esecuzione, recitazione grottesca, scemenze triviali assortite (la nefanda sequela finale di gravidanze virili) e un'ambientazione chic (una magione in mezzo alla campagna inglese) di cui non si riesce a carpire il senso. Una delusione su tutti i fronti.
Musiche (pure loro odiosissime) di Ben Salisbury e Geoff Barrow.
Voto: 3 — Film SCADENTE
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