Quando la psicologia visiva riesce ad essere un pelo se non una trave più inquietante della violenza visiva.
Di Garland avevo visto Ex-Machina e Annihilation, due filmoni di fantascienza che non si risparmiavano di concetti filosofici ed esistenziali raccontati con supporto di immagini, simboli, figure allegoriche e metafore, non sempre (e meno male) con i paroloni.
Questo MEN non è da meno, anche se è un thriller psicologico con fortissime tinte horror che richiamano alla memoria grandi maestri quali Kubrick, Carpenter, Cronenberg, Bava, Argento e Fulci.
Una donna si reca in un paese di campagna in Inghilterra, dopo un matrimonio finito in tragedia con il suicidio di lui. Accolta dal simpatico e stramboide proprietario di casa e dopo poco tempo, visti gli inquietanti paesani maschili, si renderà conto di non avere del tutto fatto i conti con il passato.
Fotografia e musiche notevoli, dai rossi-verdi-blu accesi al sonoro di canti e melodie che accompagnano moltissimo le scene. Montaggio che mantiene una tensione costante fino ad alzarsi sempre di più verso il finale. Attori calatissimi nella parte, specie quello maschile, Rory Kinnear veramente impressionante. Jessie Buckley rende il suo personaggio più tridimensionale possibile. Sangue e splatter ce ne sono e anche gli effetti speciali in CGI sono, per una volta, ben usati. Anche qui, come in X- A sexy horror story, il genere è usato per raccontare tutt’altro.
Sinceramente il concept è tantissimo riflessivo, di certo fa’ leva sulla misoginia, ma è una misoginia più percepita che concreta, sia dalla protagonista che dagli spettatori. Poi, la cosa è soggettiva.
In realtà parla del trauma e del senso di colpa che lei si porta appresso; ma è anche un grande monito, sia per gli uomini che per le donne.
Di più non posso dire sennò sputtano tutto.
Consiglio la visione e stavolta meglio non dare retta ai siti di critica “colta e specializzata” che pare proprio si son dimenticati di cosa sia l’horror…!
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