Regia di João Pedro Rodrigues vedi scheda film
Guai a considerare il film di João Pedro Rodrigues un film realistico. Le notti di un giovane netturbino, Sergio, preda di personalissime ossessioni erotiche, concupito da una collega, dentro desideri e incontri molto cupi alla ricerca di non sa bene cosa, partono da presupposti concreti ed evolvono in un universo fantastico e surreale, malsano, privato, incomunicabile. Sono le stesse ossessioni dell’autore? Se il punto di partenza del film può farlo somigliare ad altri “pezzi di vita” del cinema portoghese, nel suo corso sentiamo echi di “Il sangue di un poeta” di Cocteau, dall’immaginario incomparabilmente più ricco, e nella parte finale, quando Sergio si fa fantasma e fasciato in un tuta di lattice si vendica del prossimo inamato e si mimetizza e scompare in un mondo di rifiuti, evoca il “Fantomas” di Feuillade. Mai però, si sente Genet, cui forse il regista voleva che si pensasse: il suo universo, le sue fantasie restano privati, solo suoi. Strano film poco simpatico, “Il fantasma”: la sua “diversità” è, per una volta, davvero tale, esplicito nelle immagini e, nei contenuti, incomunicabile come un fantasma.
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