Regia di Gianluca Maria Tavarelli vedi scheda film
L’aveva studiata proprio bene il postino di Torino che, nel febbraio del ‘96, ideò un “colpo grosso” da oltre otto miliardi, nella speranza di finire i suoi giorni sotto il caldo sole dei Caraibi. Ennesima conferma che il “delitto perfetto” non esiste, il terzo lungometraggio del torinese Tavarelli è incerto se spingere nella direzione del film di genere o rimanere dentro i confini - angusti per una storia davvero alla Don Siegel - del cinema autoriale. La ricostruzione a puzzle della sorprendente vicenda non ha il coraggio formale di “Rapina a mano armata”, né il rigore severo di una inchiesta sociologica. Tuttavia, la pellicola si lascia vedere in memoria del Nostro, autista di portavalori per necessità e poeta per vizio, viveur amante delle nottate trascorse in dolci compagnie e del suo Sogno. Chi agogna da tempo “settimi continenti” potrà trovare ispirazione. Chi è stanco della routine massificata e dell’atomizzazione crescente del mondo occidentale, dovrebbe quanto meno accorgersi del suo stato di disgrazia. Gifuni è attore troppo diverso per essere inserito in un contesto tutto sommato convenzionale. Mentre Catania si conferma uno dei migliori caratteristi sulla piazza.
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