Regia di Sofia Coppola vedi scheda film
Meglio come regista che come sceneggiatrice la Coppola al suo esordio. Diciamo che la regista ha diretto il film "contro" il suo stesso copione; oppure, che la sceneggiatura ha impedito alla sua autrice di condurre fino in fondo la sua poetica/estetica dell'evanescenza. In pratica, la Coppola regista tenta di enfatizzare (aiutata da una fotografia continuamente al limite dell'effetto flou, pienamente oltrepassato negli sporadici flash immaginifici dei ragazzi) l'idea di una realtà confusa col sogno, incomprensibile, impossibile da palpare, da afferrare, da dominare. Il problema è che la Coppola sceneggiatrice, invece, la vuole dominare eccome questa realtà, cercando appigli sociologici soprattutto, ma anche psicologici, esistenziali, religiosi, femministi, familisti. Con una mano cerca di spiegare l'immane tragedia, di darle un ordine, una ragione; con l'altra intende cogliere la purezza degli stati d'animo adolescenziali femminili (nell'ottica del maschio sensibile e innamorato), la precarietà delle lore gioie, la velleitarietà dei loro sogni, l'indefinitezza dei loro comportamenti. Lo scontro fra script e regia rende il film irrisolto, ma non lo priva certo del suo fascino ipnotico.
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