Regia di Robert Wiene vedi scheda film
La prima versione ispirata dal testo del francese Maurice Renard (Les mains d'Orlac), diretta da Robert Wiene, è rimasta incompleta sino ad anni relativamente recenti (1995). Intrigante "giallo" dai toni espressionisti, che punta tutto sulla potente e visionaria regia, concentrata a ritrarre ambientazioni suggestive quanto i protagonisti.
Francia. Paul Orlac (Conrad Veidt), pianista di fama mondiale, perde entrambe le mani in un incidente ferroviario nei pressi di Montgeront. Subisce quindi un intervento chirurgico, eseguito dal dott. Serral (Hans Homma), che pratica un trapianto di nuove mani, appartenute a un uomo di nome Vasseur. Data la temporanea convalescenza, le condizioni economiche di Orlac si fanno critiche e il pianista, oltre a entrare in crisi con la fidanzata Yvonne (Alexandra Sorina), inizia anche ad avere terrificanti incubi quando apprende che il donatore è stato condannato alla pena di morte per omicidio.
"Le mani non comandano le persone. Il cuore e l'anima, muovono le mani." (Dr. Serral)
Prima riduzione cinematografica basata sul romanzo di Maurice Renard ("Les mains d'Orlac"), seguito da Amore folle (Karl Freund, 1935), Le mani dell'altro (Edmond T. Gréville, 1961) e Le mani dell'assassino (Newton Arnold, 1962). L'opera di Wiene, particolarmente suggestiva in virtù dello stile espressionista dell'autore, appare volutamente dilatata, proseguendo sino quasi alla fine senza particolari colpi di scena nella trama. L'abilità di Wiene si manifesta nella concitata sequenza notturna del disastro ferroviario (lunga oltre 5 minuti), messa in scena con estremo realismo, tanto da riuscire a trasmettere la sensazione di panico che vivono i protagonisti, e nella scelta di focalizzare lo sviluppo della sceneggiatura (opera di Louis Nerz) sull'aspetto psicologico, ovvero concentrandosi sul turbamento che attanaglia il protagonista, una volta appreso di essere portatore di mani che possono avere compiuto un delitto.
Sogni allucinanti, con effetti di sovrimpressione che contemplano visi, fumo e ovviamente mani; ombre e luci che circondano lo sconvolto (ed empatico per via delle continue espressioni - in sostituzione del timbro vocale - volutamente retoriche in tempi di muto) protagonista, spesso ritratto in saloni dalle dimensioni sproporzionate, con porte enormi e strutture interne degli edifici (tipo la casa del padre di Orlac) con soffitti ad arco. Wiene opera su una sceneggiatura razionale, che però solo in chiusura svela (da vero whodunit ante litteram) dinamiche, cause ed effetti che sono frutto di una mente criminale, occulta, in azione dietro le quinte. Molti i parallelismi con la successiva versione di Freund (comunque differente), che arrivano quasi a coincidere nel finale (la presenza del condannato con arti metallici, e presunto trapianto di testa).
Orlac's Hände, lungometraggio suggestivo anche per la sua importanza storica, spinge lo spettatore a riflettere cercando di intuire lo svolgersi degli eventi supportati da telegrafiche didascalie. Un modo di fruire il (vero) cinema oggi difficile, abituati come siamo a film chiassosi e con dialoghi a raffica.
La visione di Le mani dell'altro, a quasi 100 anni di distanza dalla sua realizzazione, è un'esperienza assolutamente unica che ci è stata offerta solo in tempi relativamente recenti. L'opera di Wiene è rimasta infatti incompleta per decenni, a causa di filmati che non erano mai entrati in stampa per l'edizione americana e di altri che erano stati tagliati su indicazione della censura in patria (Germania). Il film è stato completato, alla sua lunghezza originale, solo nel 1995 da F. W. Murnau Stiftung. Al momento dell'uscita (settembre del 1924), pur in versione parzialmente completa, è stato sin da subito bene accolto da pubblico e critica, tanto da risultare una delle produzioni cinematografiche austriache più apprezzate.
"Non chiedo promesse o stabilità.
Voglio solo una mano da afferrare
quando sto per cadere e sotto di me
l’abisso ha il suono di mille paure."
(Fabrizio Caramagna)
F.P. 24/05/2021 - Versione visionata con didascalie in inglese (durata: 112'14")
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