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A Classic Horror Story

Regia di Roberto De Feo, Paolo Strippoli vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su A Classic Horror Story

di axe
6 stelle

Alcune persone, tra cui Elisa, ragazza incinta in attesa di abortire, condividono un viaggio in camper attraverso la Calabria. A causa di una macabra apparizione, il loro mezzo di trasporto finisce fuori strada e termina la corsa in una radura tra i boschi, di fronte ad un'inquietante costruzione, covo dei membri di una misteriosa setta, che rapiscono ed infliggono orrende mutilazioni alle loro vittime, per poi ucciderle. Allontanarsi sembra impossibile, poichè i loro passi riconducono i personaggi al punto di partenza. Essi sono resi i protagonisti di una "classica storia dell'orrore"; per quali finalità ? I registi Roberto De Feo e Paolo Strippoli dirigono un discreto thriller / horror. Ho apprezzato l'idea alla base della storia - non originale ma in grado di dar motivo della presenza di diversi colpi di scena - la recitazione ed il montaggio; meno la sceneggiatura, "viziata" da qualche forzatura. Nella fantasia degli autori, la criminalità organizzata calabrese, in difficoltà nel suo "business" tradizionale, si lancia nella produzione di "snuff-movies", affidandone la direzione ad un giovane, appassionato e cultore di cinema, che accetta, anche per dar soddisfazione alle sue capacità artistiche e professionali. Quest'ultimo agisce tra gli altri personaggi, ignari del suo ruolo. L'assocazione a delinquere è rappresentata nello stereotipo di una famiglia allargata di stampo matriarcale, in costume tradizionale; sequenze simboliche la mostrano godere della tolleranza delle istituzioni e convivere con tutti i cittadini, nella migliore delle ipotesi indifferenti ad essa, nella peggiore suoi, a vario titolo, clienti. Elisa è interpretata da Matilda Lutz, che avevo apprezzato già in "Revenge", di Coralie Fargeat. Come anche nel film della regista francese, la ragazza, coperta del suo stesso sangue a causa di una sequenza di violenze, fisiche e psicologiche, cerca ed ottiene una feroce vendetta contro i suoi aguzzini. L'ultima sequenza la mostra immergersi in mare, con l'intento di "purificarsi" non solo dall'orrore vissuto sul set degli "snuff-movies", ma anche dalle precedenti tragedie personali, propria e dei compagni di sventura, con le quali era entrata in contatto, ed infine dall'indifferenza della società, rappresentata dai bagnati di una spiaggia, i quali, vedendola incedere coperta di sangue, la trattano come una curiosità da documentare e non come una persona da aiutare. La prima parte del film propone, come da titolo, una serie di classici luoghi comuni dell'horror, accompagnati da simboli specifici, tra i quali il costante ricorso al colore rosso; i colpi di scena sono concentrati nella seconda parte, la quale smentisce l'ipotesi di presenze sovrannaturali, in favore di altri orrori, altrettanto, se non più, spaventosi. Oltre alla già citata Matilda Lutz, ho apprezzato Francesco Russo, nel ruolo di Fabrizio, lucido nelle proprie ossessioni e privo di moralità. Tra ciò che non ho apprezzato, vi sono alcune "forzature" nella sceneggiatura; in particolare, il coinvolgimento un po' pretestuso del crimine organizzato locale nell'evoluzione del racconto. La mia valutazione su quest'opera, originale, coinvolgente e coraggiosa, rimane, comunque, positiva.

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