Regia di Jim Clark vedi scheda film
Muore in circostanze misteriose la fidanzata di Paul Toombes, l'attore noto al pubblico per il personaggio di Dr. Death, e fin da subito gli indizi convergono su di lui. Ben presto si verificano altri fatti di sangue e tutti richiamano le vicende cinematografiche di Dr. Death.
La trama richiama in più punti quella di Oscar insanguinato (Douglas Hickox, 1973), che a sua volta ha parentela diretta con quella di L'abominevole Dr. Phibes (Robert Fuest, 1971); Madhouse, a conti fatti, è però un'opera originale che semplicemente si inserisce senza tanta fantasia nel filone degli altri due titoli, ovvero degli horror di quel periodo con protagonista Vincent Price. Anche in questo caso il Nostro viene infatti chiamato a vestire i panni di un uomo dall'identità fragile e avvezzo al sangue, sia esso nella realtà o nella finzione, travolto e condannato dagli eventi. Per lo meno in Madhouse Price ha un ruolo di vittima e non di carnefice, sebbene la forza delle due precedenti pellicole fosse esattamente quella di mettere in scena le deliranti vicende di un cattivo per cui simpatizzare – e non di un buono, innocente coinvolto suo malgrado in ammazzamenti vari. La spirale di follia, comunque, è la medesima; ma il ritmo, specie nella prima metà, è davvero bassissimo. Tra gli altri interpreti fondamentale è l'apporto di Peter Cushing; da citare inoltre anche Robert Quarry, Linda Hayden, Adrienne Corri, Barry Dennen e, in una particina autoreferenziale, il popolare conduttore tv Michael Parkinson. Sceneggiatura: Ken Levison e Greg Morrison, da un racconto di Angus Hall; per Jim Clark, montatore di lunga data, questa è la terza e ultima regia di un lungometraggio a soggetto. 4/10.
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