Regia di Sean King O'Grady vedi scheda film
Un horror originale e ben girato. Pur se ambientato in unità di luogo e con solo quattro attori, offre una storia imprevedibile, priva di spiegazione finale ma del tutto avvincente. Ottimo il cast e non mancano nemmeno alcuni effetti speciali decisamente riusciti.
Robert (Pat Healy), la moglie Diane (Vinessa Shaw) e i due figli Melissa (Sierra McCormick) e Bobby (John James Cronin) riparano nella stanza da bagno durante una movimentata sera, resa spaventosa da un violento tornado. Gli effetti del terrificante evento climatico sono imprevedibili: un albero caduto sulla porta blocca l'uscita e la famiglia si trova prigioniera, senza possibilità di uscire di casa. Il tempo passa inesorabile e i cellulari non funzionano. Perché nessuno li soccorre? Che fine hanno fatto i vicini? Mentre la fame diventa la principale e insidiosa nemica del nucleo domestico, Melissa ripercorre con la memoria la recente relazione con Amy (Lisette Alexis), una ragazza autolesionista che l'ha coinvolta facendole prendere parte a un rituale di magia nera.
Un bel racconto di Max Booth III (autore che nel film fa una veloce comparsata) offre al produttore Sean King O'Grady lo spunto per esordire dietro la macchina da presa. Ha un budget evidentemente limitato, per il quale indicata appare la scelta di circoscrivere quasi interamente il film in un unico luogo, popolato da soli quattro attori. Eppure, a dispetto delle previsioni, questa volta la scelta si rivela vincente: le interpretazioni appaiono decisamente sopra alla media, il registro ironico si inserisce con perfetto tempismo nella prima parte ed è ben sostenuto dall'ottima performance di Pat Healy, padre disfunzionale in una famiglia altrettanto disagiata. Solo il piccolo Bobby è del tutto innocente e O'Grady non lesina in fatto di "politicamente scorretto", mettendo in bocca al genitore un paio di dialoghi allucinanti (in merito alla necessità di cibarsi) pronunciati dopo il tragico decesso del bambino.
We need to do something riesce a sorprendere per una serie di risvolti narrativi che rendono del tutto scorrevole il lungometraggio, stimolando lo spettatore a indovinare (senza mai riuscire nell'impresa) cosa potrà accadere ai protagonisti, e soprattutto a intuire perché sta avvenendo qualcosa di tanto stravagante. Inizialmente, la comparsa d'un serpente preannuncia che potrebbe trattarsi del classico assedio in luogo chiuso da parte di animali assassini. E per quasi metà film le possibilità, realistiche e verosimili, sono le più varie. Poi accade qualcosa di parecchio strano quando un cane, confidenzialmente chiamato dai familiari "good boy", attraverso una fessura della porta attacca Melissa pronunciando: "Sono un bravo ragazzo" (con la voce di Ozzy Osbourne!). Melissa riesce a strappare all'animale la lingua (gigantesca) e pensa bene di cibarsene. Da questo punto in poi entra in scena l'irrazionale, la stregoneria e più che una sceneggiatura vera e propria, O'Grady sembra seguire la suggestione e l'istinto. Non perfetto a causa di un finale senza spiegazione, We need to do something diverte e sorprende comunque, anche grazie a semplici trovate (ad esempio l'inserimento di Puttin' on the ritz [1], memorabile brano musicale diffuso dalla suoneria di un cellulare e inserito anche sui titoli di coda). In fondo, quando c'è stile (e qui non manca davvero), chi se ne frega della logica? Ce ne fossero di film così ben fatti, con budget modesto ma in grado di catturare l'attenzione senza sosta, per quanto follemente imprevedibile.
[1] Puttin' on the ritz (Irvin Berlin)
"Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro. Ogni famiglia infelice è infelice a modo suo."
(Lev Tolstoj)
Trailer
F.P. 17/10/2021 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 96'36") - Premiato come miglior film al "Sitges Film Festival", in data 13/10/2021
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