Regia di Thom Fitzgerald vedi scheda film
La chiamavano, scherzosamente, la Metro Goldwyn Mizer: per la cronaca e per la storia fu invece la Amg, l’Athletic Model Guild, factory di modelli che, negli anni ’50, posavano in nudi “ingenui” nel giardino di Bob Mizer, fotografo omosessuale che viveva tra una madre “protettiva” e uno stuolo di giovincelli che, dalla provincia, approdavano nei paraggi di Hollywood in cerca di fortuna cinematografica. Un po’ consapevoli e un po’ no, i ragazzi stavano al gioco, tiravano qualche canna, si “divertivano” e (si) mostravano sorrisi e maschioni per il piacere di donne e soprattutto uomini che compravano riviste come “Physique Pictorial”, “Adonis”, “Body Beautiful”. I primordi della “golden age” dell’hard, Andy Warhol vent’anni prima (e tra le testimonianze c’è quella di Joe-Trash-Dallesandro), naturalmente minati da perbenismo e “maccartismo” e tuttavia in grado di vivacchiare quasi in clandestinità per svariati lustri. “Beefcake” (termine usato per indicare le “foto culturiste”) ha il merito di restituirne la memoria con uno stile divertito, ironico e sfrontato, a metà strada tra la fiction e il documento d’epoca, che non lascia nulla all’immaginazione e molto all’epidermide.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta