Regia di Damiano Damiani vedi scheda film
Messa in scena. Prima di un’irruzione notturna in un deposito di armi una carrozzina entra in campo dopo una breve corsa (una sottilissima citazione ironica?) e complica la vita ai due carabinieri pronti all’azione: Alex, detto l’ariete per le sue doti di sfondamento, e il suo collega, detto cerbiatto. Con quel soprannome non avrà vita lunga. Dialoghi. Uno constata: «Bare usate per il traffico d’armi», il suo superiore puntualizza: «L’idea è funeraria». Cast. Alberto Tomba, con l’espressione mossa di chi aspetta i risultati dei cronometristi dopo uno slalom; Michelle Hunziker, con broncio, bisognosa di una mano di tinta sui capelli e mossette da velina. Ramona Badescu in sottoveste di seta. I comprimari sono ridicoli. “Alex l’ariete”, con la regia distratta di Damiano Damiani e una sceneggiatura meno probabile di certi fumetti di “Il monello”, è un telefilm strepitoso. Aspira ad un posto d’onore di quel cinema stracult che, nonostante il nome da cenacolo di disperati, resta brutto, abborracciato, scritto da analfabeti reali o da finti illetterati, interpretato da disoccupati male organizzati. Si copia e ci si ispira molto liberamente a una dozzina di altri film. Si clona, da professionisti del discount, 007. Straripa di comicità involontaria.
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