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La vena d'oro

Regia di Mauro Bolognini vedi scheda film

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La recensione su La vena d'oro

di mm40
4 stelle

C'è Terence Hill sedicenne, ancora con il suo vero nome (Mario Girotti), c'è Titina de Filippo, c'è Richard Baseheart, il Matto della Strada felliniana, e non è disprezzabile neppure Maria Toren; ciò che piuttosto non va in questo terzo film diretto da Bolognini è l'atmosfera pasticciata da melodramma che àncora irrimediabilmente il lavoro al passato del cinema nostrano, fornendo un quadretto tutto cuore e famiglia in cui i sentimenti sono il valore più grande ed è ineluttabile che le circostanze cospirino affinchè tutto si metta a posto e i personaggi si riappacifichino allo scoccare della scena finale. A parte ciò non è nulla di indecoroso; tratto da un testo di Guglielmo Zorzi, il film è stato sceneggiato a sei mani: quelle del regista e di Jacques Remy e Gino De Sanctis. Curiosità: aiuto-regista è Mariano Laurenti, futuro autore di opere del calibro di Quel gran pezzo dell'Ubalda o Il sergente Rompiglioni. 5/10.

Sulla trama

Una giovane vedova vive sola con il figlio adolescente; quando la donna conosce un affascinante professore di archeologia, sboccia l'amore fra i due e la gelosia dentro al ragazzo, che si oppone in ogni modo all'unione.

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