Regia di Mauro Bolognini vedi scheda film
C'è Terence Hill sedicenne, ancora con il suo vero nome (Mario Girotti), c'è Titina de Filippo, c'è Richard Baseheart, il Matto della Strada felliniana, e non è disprezzabile neppure Maria Toren; ciò che piuttosto non va in questo terzo film diretto da Bolognini è l'atmosfera pasticciata da melodramma che àncora irrimediabilmente il lavoro al passato del cinema nostrano, fornendo un quadretto tutto cuore e famiglia in cui i sentimenti sono il valore più grande ed è ineluttabile che le circostanze cospirino affinchè tutto si metta a posto e i personaggi si riappacifichino allo scoccare della scena finale. A parte ciò non è nulla di indecoroso; tratto da un testo di Guglielmo Zorzi, il film è stato sceneggiato a sei mani: quelle del regista e di Jacques Remy e Gino De Sanctis. Curiosità: aiuto-regista è Mariano Laurenti, futuro autore di opere del calibro di Quel gran pezzo dell'Ubalda o Il sergente Rompiglioni. 5/10.
Una giovane vedova vive sola con il figlio adolescente; quando la donna conosce un affascinante professore di archeologia, sboccia l'amore fra i due e la gelosia dentro al ragazzo, che si oppone in ogni modo all'unione.
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