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Malìa (vergine e di nome Maria)

Regia di Sergio Nasca vedi scheda film

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La recensione su Malìa (vergine e di nome Maria)

di sasso67
4 stelle

L'idea di riproporre il mistero del concepimento tramite lo Spirito Santo, aggiornato ai nostri tempi e ambientato nella squallida baraccopoli ai margini di una moderna città industriale, non era male. La realizzazione del progetto, però, lascia molto a desiderare. Qualche notazione azzeccata, quali il racconto del ladruncolo Cannavale di come gli andò male il concorso al comune nonostante la raccomandazione di un assessore, oppure come l'idea di dare la ragazzina in moglie a un anziano falegname di nome Giuseppe, ma anche qualche accento di sincero turbamento cristiano del sacerdote interpretato dal bravo Turi Ferro, non riscattano un insieme poco approfondito e quanto mai incerto tra la denuncia sociale e l'apologo grottesco. Peccato, qui siamo al massimo ad uno degli ultimi cascami della commedia all'italiana (c'era proprio bisogno di Alvaro Vitali?). Questo film conferma, come la maggior parte dei suoi altri, il talento di Nasca, cristallino, ma mai completamente sbocciato.

La trama

Quando il film comincia si pensa di essere nella Sicilia profonda. E invece siamo in una baraccopoli alla periferia di Torino, dove la quattordicenne Maria, che vive con la madre vedova, fa la veggente per poche lire, entrando in concorrenza con Nicola, il mago del villaggio. Quando un medico visiterà la ragazzina, al tempo stesso incinta e vergine, i media cominceranno ad interessarsi del caso, mandando in crisi il parroco Don Vito.

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