Regia di Taika Waititi vedi scheda film
Asgard(a)land
L’ultima fatica del cammino (ormai) cinematografico-seriale dell’asgardiano Dio del Tuono, ne prosegue il passaggio dal serioso adattamento classico di Branagh (AD – ormai - 2011) allo scanzonato personaggio post “Avengers Endgame”.
Percorso già iniziato con “Thor: Ragnarock” del 2017 dello stesso Waititi, dove i toni da commedia e buddy movie intervallavano spesso – soprattutto nella lunga sequenza sul pianeta Sakaar - la drammatica lotta “fratricida” contro Hela. Progetto trasformativo perseguito con convinzione e qualche rischio – i critici “puristi” sempre in agguato - che, a parere di chi scrive, si è dimostrato più che apprezzabile.
Smitizzazione necessaria – parliamo comunque di personaggi in gonnellino e vistosi costumi con alette sugli elmi – per sganciarsi dalla (comunque sbiadita) fonte mitologica e rendere “umani” i dei e semidei della congrega Marvel – Sezione Ultraterrena (ma – in questo film – anche la mitologia greca classica non viene risparmiata). Thor può quindi ingrassare, conciarsi come un piccolo Lebowsky, essere maldestro e sconsiderato nonché ciarliero e, spesso, goffo. Il suo mondo ? Una parco giochi “nordic-style” (ma come lo immaginerebbero Dolce & Gabbana) dai colori pastello, abitato da improbabili famigliole da pubblicità e affollato da turisti vocianti in attesa dei dozzinali spettacol(in)i.
Rispetto al precedente lavoro del 2017 si registra anzi un netto sbilanciamento a favore della commedia (spesso al limite del comico) e delle situazioni slapstick; declinazioni comunque mainstream e senza particolari picchi – alcune al confine del trash – che sono però innegabilmente divertenti e strappano più di un sorriso. Perfino Chris Hemsworth - ingombrante e dalla costante espressione ebete (vera sintesi “ridicola” e postmoderna tra uomo e arma) asseconda il nuovo corso del suo personaggio e sta al gioco, con risultati non spregevoli.
La sintesi drammatica è invece demandata alla furia della dolente e iconoclastica figura di Gorr (un Christian Bale sufficientemente in parte) ed alle viscerali vicende di Jane Foster (Natalie Portman, in divertita gita sulle giostre Marvel), fino ad un finale effimero e semplicistico ma non banale, che apre poi - dopo i titoli di coda - all’immancabile seguito con Russel Crowe/Zeus (in effimera e scanzonata comparsata quale padre degli dei) che giura vendetta al Dio del Tuono ingaggiando nientemeno che il mitico Ercole (ma – da videogiocatore – probabilmente mi sarei affidato al più competente Kratos… (https://youtu.be/KbfNhNwk90E)
Thor (un)limited.
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