Regia di Taika Waititi vedi scheda film
Thor al Bagaglino. Un'accozzaglia di smorfiette, scenette, scemette, battutine e gag con trucco e parrucco autoparodistico. Vergognoso e inutile. Dopo questo film comincio a rivalutare le ragioni di Thanos.
Thor al Bagaglino. Un'accozzaglia di smorfiette, scenette, scemette, battutine e gag con trucco e parrucco autoparodistico. Vergognoso e inutile. La lunga scena del pantheon degli dei riuniti in sessione plenaria dove il buon Hemsworth dà sfoggio di addominali, glutei, pettorali tutt'insieme (lasciando intuire il batacchio che provoca le svenimento delle ancelle) - sic! - è un insulto all'intelligenza, alla messa in scena, alla sospensione dell'incredulità.
Sprecati un buon cattivo, Christian Bale, e un sovrappeso Russel Crowe indegno interprete di un Zeus imbecille. Attendiamo con ansia l'inserimento nel MCU di Leo Gullotta, Marisa Laurito, Martufello e Pippo Franco per proseguire nella gloriosa tradizione dell'avanspettacolo.
Guarda caso, unico momento geniale del film è la scena della riproposizione delle faccende di Loki nella scalcinata rappresentazione dei superereoi nel villaggio a tema-Thor da parte di Matt Damon e Melissa Mc Carthy.
Per il resto la noia del primo tempo e la confusione del secondo; la continua ricerca della battuta o della scena comica forzata; il tutto cucito insieme dal solito pippone moral-filosofico di rito, sono gli elementi di un film profondamente idiota che rafforza la consapevolezza di stare assistendo ad una solenne presa per i fondelli.
Appiccicati, così senza un perchè, i Guns & Roses della colonna sonora, benchè il cui recente Axl Rose visto a Milano per stazza si possa assimilare allo Zeus-Crowe proposto qui. La Marvel continuity colpisce ancora.
Taika Waititi dopo il colpo di genio di What we do in the shadow e l'efficace furbata di Jojo Rabbit, scarica tutto il suo discutibile umorismo in una non opera che affossa ancora di più il Dio del Tuono, dopo l'altrettanto indifendibile Thor: Ragnarok.
Da lontano si comincia a sentire chiaro e forte il raschiamento del barile da parte della Marvel Studios impegnata a servire film sempre più insulsi, confusi, patetici affogati in quello stagno melmoso del MCU e ricalcando in pieno gli errori dell'epoca dei fumetti Marvel Comics quando a furia di crossover, morti e ritorni, storie sbriciolate in una continuity pasticciata, nel 1996 rischiò il fallimento.
Dopo questo film, comincio a rivalutare le ragioni di Thanos.
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