Regia di Sam Raimi vedi scheda film
Doctor Strange nel Multiverso della Follia (2022): locandina
Dopo “No Way home” il rischio della predominanza del fan service (camei vari, citazioni) ai danni della storia era forte, ma questo sequel dimostra a chi valuta un cinecomic in base alla “familiarizzazione” che ci sono altri parametri da prendere in considerazione. Qui ciò che conta è l’atmosfera: tesa, ritmata, musicata, con vari dettagli che ci ricordano puntualmente il pericolo, il villain che insegue i protagonisti senza un attimo di pausa (siamo dunque in ambito slasher, dato che la difesa e la fuga dal potente cattivo caratterizza l’impianto narrativo). Un capitolo dunque “di genere” del Marvel Cinematic Universe, capace di amalgamare due conflitti interiori (Strange e Wanda), facendoli confrontare attraverso la grande metafora dell’altro sé, da comandare a proprio piacimento, che apparentemente è la soluzione dei loro problemi, in realtà è solo la parte centrale di un’evoluzione. Il comparto sonoro, tra silenzi e improvvisi picchi, coinvolge lo spettatore e fa identificare con la paura dell’ignoto dei protagonisti, mentre il lato visivo risalta subito all’occhio e si configura come ulteriore narrazione evocativa, grazie soprattutto a improvvise dissolvenze incrociate che alimentano la fantasia e le associazioni mentali di chi guarda, e due sequenze brillano per fantasia (il passaggio in caduta libera da un portale all’altro e la battaglia con note musicali). Il gioco dei multiversi incuriosisce e appassiona, a tal punto però da desiderare un minutaggio più lungo e la durata minore per i blocchi narrativi dialogati, e maggiore per le esplorazioni degli altri mondi.
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bel commento,grazie lino.
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